domenica 8 febbraio 2009

Palpazione inconsapevole del culo della vecchia 1987




Sono soddisfatto. Come può essere un diciottenne che di solito non è soddisfatto. I gradi della soddisfazione. E’ un fatto relativo. C’era una persona che frequentavo, uno stitico, che si riteneva soddisfatto quando, poteva andare al bagno, ogni due giorni. Ma stasera, sono veramente giulivo. Sono stato a Roma a fare acquisti. Ora, solo un giovane fanatico e forse stupido, può pensare che valga la pena, per un paio di dischi, di andare a Roma. A Roma, dicevano gli amici, ci stanno i negozi forniti, ci sta più scelta, si risparmia. Così quando risparmi duemila lire sul disco, ne spendi venti per il biglietto del treno. Ma è bello essere coglioni. E’ prerogativa dell’uomo, scegliere liberamente, di essere coglione. Un cane. un gatto, una gallina, non possono scegliere di essere coglioni. Il gusto di fare una cosa inutile, per la libertà suprema, del gusto di farla. Punto. L’autobus Pescara - Ortona, è fermo da cinque minuti. Ho la mia busta dei dischi in mano. Bisogna esibire la busta, perchè c’è il nome del negozio e soprattutto quello della città: -Ah!Sei stato a Roma a comprare dischi! Allora sei un intenditore!- Questo completa i gradi della mia soddisfazione. Incontrare un amico, sull’autobus, al quale sfoderare trama del viaggio, acquisto e ficcargli sotto il muso, i dischi, tanto non sa neanche di che cazzo si tratta. Mi siedo ai sedili di coda. D’estate, a sera, l’autobus è deserto, questo facilita il posizionamento della busta, proprio sul sedile vuoto, davanti a me. Ho un conoscente insulso, al mio fianco, con il quale dovrò intavolare una conversazione leggermente più utile di un rutto, onde evitare silenzi e disquizioni sulle temperature della notte. Ma il discorso prende una piega interessante. Si parla di autopsie filmate ed il mio animo pulp adolescenziale, viene amorevolmente attratto, da questo inserviente dell’obitorio, ormai in pensione. Una vecchia, intanto, sale a fatica sull’autobus. L’occhio la nota, ma subito si volge ad altri orizzonti. Dato che è provvista di bastone, siederà sicuramente avanti, per evitare nausee della terza età. I fegati con la cirrosi! Oh che dovizia di particolari! Sono abbagliato, da questo cistifelleo affabulatore. Immagino rappresentazioni gastriche su copertine di dischi heavy metal e maniaci con seghe a motore diesel. La vecchia intanto, avanza silente. Dovrà fermarsi. Sicuramente nei posti riservati agli invalidi. E’ già troppo se respira. La guardo distrattamente, come una cosa inutile. E’ trance. Al quinto espianto di reni, ho attenzione solo per la bocca di questo necrofilo a pagamento. La vecchia incombe. Esco dalla foschia troppo tardi. Davanti a me si proietta l’ombra di una schiena che sta per posare, le sue vetuste chiappe sulla sgualcita finta pelle del sedile, nonchè sul prezioso contenuto della mia busta, ivi assisa. E’ il momento nel quale la vecchia stacca il suo equilibrio dai suoi piedi con bastone, per lasciare le sue grinzose terga nel vuoto, prima dell‘ acculaggio finale. La mia reazione o istinto di conservazione, vacilla. Nella nebbia dei racconti, dalla quale, sono appena sbucato, l’allarme suona che Dio la mandi, trasmettendo segnali energici e distorti all’apparato locomotore. Il cervello mi suggerisce di avvertire l’anziana, toccandole le spalle. Purtroppo, non è così. Le mani non obbediscono. Riesco solo ad affondare, i miei arti rispettivamente sulla chiappe destra e sinistra della signora. Si avverte, nel silenzio ibernato dell’autobus, un rumore sordo tipo schiaffo al quarto di bue. Dalla mia bocca esce un rantolo tipo “Oh! Oh!” mentre le mani, annegate nell’abominio di vetusta cellulite e muscoli flaccidi, spingono la vecchia verso l’alto, tenendola in sospeso, sulla busta dei miei dischi. La vecchia urla. Urla come può farlo una vecchia, dimentica di palpazioni, che un tempo furono. Quello che sento adesso è un nodoso bastone che mia arriva sullo zigomo. E’ il bastone della vecchia. Mi ridesto tra il boato delle risa dei pochi passeggeri, le urla preinfarto della megera, le imprecazioni in pennese stretto dell’autista: “Auà stu’zizzone!“. Riesco a prendere la busta con una mano e mi precipito, come un ladro. Verso l’area di risulta della stazione, eclissandomi tra i senegalesi. Tornerò con l’ultimo autobus delle dieci e mezza.

3 commenti:

  1. AhaHahahaH!! Bello, bellissimo! W L'ULTIMA FILA e le soddisfazioni che ti diede! L'autista avrà raccontato di te a tutti i conoscenti per anni. Se non è schioppato lo farà ancora oggi!!

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  2. La vecchia sarà morta e quindi non può svelare il turpe misfatto. L'autista è stato trovato cadavere in un fosso, coi pantaloni calati ed una copia di "Maschio 2000", mentre i quattro passeggeri rimasti hanno vinto, per strana combinazione, un viaggio premio destinazione Turkmenistan. Il loro aereo è stato dato per disperso nella Taiga o la Tundra o la Laida, non ricordo bene

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  3. Mai lasciare vinili incustoditi: attirano sederi cellulitici! Si sà.

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