mercoledì 9 ottobre 2019

La settimana delle uova


Essere dei poveri, di questi tempi, è un lusso proprio di coloro che vogliono provare il brivido della caducità. Non si tratta di essere poveri come nei quadri del verismo dove, madri morenti allattano al seno bimbi smunti, mentre il padre, alla porta della baracca, si attacca impudicamente ad un fiasco di vino. Oggi la povertà ha un suo stile, possiede linguaggi, che possono essere utilizzati a proprio favore, trasformando un povero vero, in un uomo assolutamente anonimo all’interno di un gruppo, nell’illusione di condividere lo stesso tenore di vita. In questo tempo sospeso, tra gli altri, un povero come me, si muove, sfruttando al massimo tutte le risorse che ha perché la sua sciatteria sia considerata un atteggiamento neodandista, talmente portato all’estremo da risultare invidiato da persone facoltose ma prive di qualsiasi qualità umana. Ho fatto il classico, questo può deporre a mio favore quando si tratta di ricordare passaggi di testi classici, da recitare rigorosamente in greco antico. La cosa non funziona quando vado al cementificio perché, in genere, il mio interlocutore, un magazziniere con l’occhio iniettato di sangue per l’abuso di pessimo vino da discount, preferisce vantarsi del suo novissimo calendario da camionista nel quale, la pratica della depilazione femminile, è cosa misconosciuta. Per mimetizzare le povertà, con gli altri, si può ricorrere alla boutique cinese. Basta acquistare svariati capi, per pochi euro. Si otterrà, dopo qualche tempo, la possibilità di sfoggiare indumenti sempre diversi ma si riempirà l’armadio di inutile ciarpame il quale, a causa del pessimo tessuto, anche dopo lavato, continuerà a puzzare di calzini sudati. Le caratteristiche dei locali, oggi, fanno sì che io possa rimanere fuori da essi, per ore, senza per questo consumare nulla, approfittando per chiacchierare con qualche amico. L’importante è che la gente mi veda. Tuttavia, è in casa, che la povertà non può essere nascosta. Il frigorifero è la bocca della verità, che si spalanca impietosa, su di me e sui miei familiari, ogni volta che le finanze languono. Le prime cose che si notano, nel frigorifero del povero, sono due mele rinsecchite e mezzo limone, nello scompartimento frutta. Di seguito, sullo sportello, alcuni barattoli smezzati, dalla maionese ad un recipiente nel quale, l’ultima alice è pietrificata nell’olio addensato e giallastro. Su tutto, la cosa più importante: le uova.
 Questo alimento può rappresentare la salvezza per una famiglia di quattro persone, quando viene gestito in larghezza come nel caso di una frittata. Non importa lo spessore, la cosa essenziale è l’estensione dello spicchio spettante ad ogni commensale. E’ dimostrato, infatti, che l’occhio riesce ad inviare la sensazione di sazietà allo stomaco, quando viene ingannato. Se nel frigo c’è un cespo di lattuga, il piatto è pieno.