martedì 15 dicembre 2009

A caccia


Anche Blu, adesso, è andato a caccia,
finalmente.

domenica 25 ottobre 2009

domenica 20 settembre 2009

Babbo Nasale on fire


C`e` un carnevale aquilano per il quale decido di rimanere. Siamo tre. B., io e R. La nostra natura malvagia ci consiglia di terrorizzare una festa nella palestra della parrocchia del Torrione. C`e` un ghigno mefistofelico, quando l`ingenuo compagno di B., un neocatecumenale invasato, ci convince alla partecipazione, sperando in eventuali conversioni che potrebbero avvenire, nel nostro caso, solo ricevendo un crocifisso a grandezza naturale, di taglio sul cranio. Questo speranzoso neocat e` già passato sotto le forche caudine del sottoscritto, durante una notte di novembre dell`anno prima. Con la scusa del soprannome Droga, sono stato avvicinato dall`incauto il quale, nell`ordine della sua convinzione evangelica, ha tentato di redimermi dall`utilizzo di sostanze moralmente e legalmente proibite. Grazie ad un piano architettato a dovere ho preparato, prima di incontrare il pio fanciullo, degli incarti di stagnola, pieni di dado vegetale, creando delle piccole dosi, buone soltanto per la cena di un orfanotrofio. Nel mezzo dell`incontro con il devoto giovine, spronato dal consigliere fraudolento B., tento invece di convertire il tapino alla droga. L`uomo inizia a fuggire. Iniziamo l`inseguimento urlando frasi del tipo: “dai che ti piace” oppure “ Dai che e` buono!”. L`uomo scappa in macchina. Prendiamo la panda di B. in cinque ed iniziamo un inseguimento tipo “Duel“. Affianchiamo la macchina del fesso , brandendo dosi in carta stagnola. Lui e` terrorizzato. Ci urla di farci da parte. Gli tagliamo la strada vicino alla caserma Pasquali, circondiamo la sua macchina, lui tenta di chiudersi dentro. E` bianco, madido di sudore. Intuisce la fine quando lo stendiamo sul cofano. Estraggo la mia dose, gliela metto in tasca, consigliando di farci un brodo ben caldo.Così inquadrato, il soggetto capisce che in fondo siamo buoni, o sembriamo esserlo fino a quando ci fa comodo. B. e R. per la festa si vestono da pirati. Io invece faccio una delle cose più ovvie, ma che ovvie non sono: mi vesto da Babbo Natale. Prima di andare alla festa , riusciamo ad ubriacarci, dato che in Parrocchia intuiamo al massimo la presenza di cedrata o coca, il che ci potrebbe provocare solo una overdose di rutti. Inizia la festa con i rinfreschini del cazzo: le patatine, le aranciate al gusto di sapone, le racchie che da ubriaco ti sembrano scopabili, salvo pentirti il giorno dopo, quando sei sobrio. La “racchia da parrocchia” e` un tipo umano temibile. Ne esistono di vari tipi: la racchia che non ha alcun concetto di contatto con l’altro sesso, una di quelle cioè, che non ballavano neanche il tempo delle mele. E` quella che immagina il matrimonio, vergine. E` un tipo di racchia che si e` fatta tutti i meeting di Woytila sotto al sole, e` pericolosa percè non sfogandosi con il cazzo, sa essere molto vendicativa con gli uomini, trovando in questa attività una sorta di intima ed umida lubrificazione. La racchia che ha anche troppa conoscenza del cazzo. E` quella che te lo strappa. Sa fare i pompini in sagrestia, dopo il catechismo, lavandosi le mani nell`acquasantiera. Difficilmente molla un adolescente se questi, tacitamente acconsente alle sua maratone del petting. Ha iniziato facendo le seghe a mani a parte, chiudendole con il tempo. Da tutti e due i tipi di racchia e` necessario stare alla larga. Esse sono deleterie, perchè impediscono la ricerca e l`approccio delle ragazze carine, anche alle feste parrocchiali. Se poi becchi la carina vizzoca, e` meglio lasciar perdere anche questa. Per lasciar perdere tutti i tipi femminili a queste feste, e` necessario presbronzarsi al bar più vicino, magari con del Montenegro, tra vecchi che giocano a carte o che fanno la schedina. Entriamo così nel salone del party dove già c’e` aria pallemosce. Ma noi abbiamo il carico alcolico e subito alcuni “Porcoddio” riscaldano l`ambiente, riuscendo a coinvolgere alcuni giovani potenzialmente “depravati” ma tenuti a freno dalla mancanza di catalizzatori e da qualche capo scout che sorveglia la zona. R. ha portato una bottiglia di Stravecchio, che subito fa il giro in questa ciurma di dormienti, all`insaputa delle racchie di parrocchia, che controllano l`eventuale presenza di alcolici sui banconi del rinfresco. Qualche alcolico ci sarebbe, ma si tratta di fragolino, un simil-vino, difficile da smacchiare dalla camicie a ottimo per capire se il tuo fegato e` ancora presente all`interno del tuo organismo.. Iniziano i giochi. Il sottoscritto si sottopone, in preda a risa incontrollabili, ai più turpi esercizi di abilità. Corsa con l`uovo. Inutile portare un uovo sul cucchiaio quando si e` ubriachi.Tra garette che farebbero perdere la dignità anche a Bricolo, arriviamo al culmine della serata. La scena delle scene. Il mio abito e` comprensivo di un paio di anfibi, non proprio natalizi, tipo skinhead che fa visita con gli amici ad un campo nomadi, il vestito di Santa Claus, ed una barba bianca sintetica, dalla quale spunta solo il mio naso, tanto che, nella festa vengo ribattezzato “Babbo Nasale”. E`la famigerata corsa della carriola. Un compagno ti porta per i piedi e tu, usando le mani a mo’ di piedi, devi correre al traguardo , cercando di tenerti sollevato con le braccia. R si e` portato un vecchio sigaro avana fregato allo zio e lo fuma a completamento del travestimento da pirata. Inizia la corsa R. tenendo per le gambe B. Poi e` la volta che io tenga R. per le gambe. La variante della nostra staffetta, prevede invece dello scambio del testimone, quello del sigaro acceso in bocca. Una nube acre infastidisce i concorrenti , seminando defezioni ad ogni nostro passaggio. Siamo in testa alla gara. Nell’ultimo tratto della corsa, spetta a me fare da carriola. Mi porta B. Stiamo per vincere, ma B. mi spinge troppo, e non riesco a muovermi sufficientemente veloce con le mani. Negli ultimi metri a causa dell`ubriachezza e della fatica, perdo totalmente l`appoggio delle mani, Sbatto la faccia per terra. Sono protetto dalla barba, ma il sigaro accesso ci si accartoccia sopra. Rido in apnea affogato completamente nella folta chioma sintetica. R. e B. sono a terra piegati. Uno di loro scoreggia a ripetizione, per le risate. Accade l`imprevisto. Sono investito da un fumo denso e pungente. Il sigaro andando a finire sotto la barba, le ha appiccato il fuoco. Corro urlando, avvolto in questa fiammata da stuntman. Scappo verso i bagni seguito dai miei due amici e dalle urla di biasimo degli astanti. Usciamo dal retro. Tre individui escono nel gelo della nottata invernale aquilana. Due asciutti, uno fradicio: io. R. e B. mi hanno tenuto la testa cinque minuti sotto l`acqua.

mercoledì 19 agosto 2009

Roma città aperta (in due)


A.R. Un uomo che doveva nascere a tutti i costi ed e` venuto al mondo per noi e per le nostre vite. Cosa potrebbe essere una gioventu` che mai piu` ritorna senza A. R.? In concomitanza con l`uscita di “Eternal Idol” dei Sabbath. arriva la data di Roma al Palaeur. Siamo molto curiosi perche` ci sono tantissime storie su questo album. Dopo la dipartita di Glenn Hughes dal gruppo, le session dell`album hanno visto la partecipazione di Ray Gillen alla voce. Ma le tracce sono state eliminate. Iommi e soci hanno scelto un altro cantante, tale Tony Martin, dotato di un bel timbro forte e d evocativo e l`album sembra aprire una nuova stagione per il gruppo. I biglietti sono in prevendita a Roma, ma pensiamo si possano trovare anche al botteghino, perche` i Black Sabbath sono, al momento, un gruppo storico di medio interesse. Formiamo, immediatamente, il quartetto ideale per un concerto: B. G., M. S., A.R. ed il sottoscritto. A. deve approfittare dell`occasione per andare in segreteria di facolta` alla Sapienza a Roma. Passiamo nel pomeriggio a prenderlo a casa. Manca la benzina, cioe` l`alccol. Di solito A. e` il cambusiere, ma questa volta e` a secco. Si ricorda, improvvisamente, che la nonna , la quale abita al piano di sotto, possiede una bottiglia di Chivas, di antica data, intonsa, di quelle che si regalano per Natale e rimangono nella dispensa. La parte difficile e` appropriarsi della bottiglia, dato che la nonna di A. cerca in tutti i modi di sottrarre dalle grinfie del nipote il prezioso nettare. A. escogita uno dei piani piu` diabolici del perfetto alcoolista: chiama la nonna al telefono, imitando al voce della mamma, invitandola a salire di sopra, indi, mentre la nonna prende l`ascensore poiche` vecchia, lasciando la chiave nella toppa, io e A. scendiamo per le scale al piano di sotto, entriamo velocemente in casa della nonna, raggiungiamo la dispensa e non solo recuperiamo la preziosa bottiglia, ma anche una vecchia confezione natalizia di Amaretto di Saronno, buono come aperitivo per il Whisky. La fuga alla renault 5 di Marco Sette, decreta l`inizio delle libagioni e del viaggio. Iniziamo i primi problemi con la mania italiana del “tenere alla macchina” di M. S. M. ha creato un terribile alloggiamento per l`autoradio costituita da ritagli di formica che danno al mezzo l`aspetto del camion della porchetta. A. si mette davanti e poggia il suo piede sinistro sul mobile fai date di M. M. inizia a grugnire perche` A. per tutto il viaggio cerca di smantellare con il calcagno la mobilia dell`auto. La cosa piu` stupefacente e` pero l`abbigliamneto di A. Nella semioscurita` della serata invernale, il R. porta una paio di occhiali da sole tipo “Men in black”, un cappotto nero lungo ed un paio di mocassini neri con fibbia della prima comunione, dotati di un paio di tacchi rumorosi come gli zoccoli di un cavallo. Arriviamo alla Sapienza in preda al panico di M. La radio ha iniziato a cedere sotto il peso delle pedate di A. e M. continua ad insistere con le cassette dei “Blood Feast” e dei “Voivod”. Le bottiglie del cofanetto sono finite e inizia quella buona del whisky. A. la brandisce con noncuranza all`interno della facolta`, si dirge sicuro nell`oscurita` della sera con i suoi occhiali da sole sul naso. Entriamo negli uffici della segreteria nel terrore generale degli studenti. M. vestito da skinhead, io con la solita giacca condita dalla pezzona degli Slayer, B. con un ciuffo a banana nero che ricorda un Teddy boy ed A. Il nostro futuro avvocato si avvicina all`impiegata della segreteria appoggiando la bottiglia di Chivas sotto il suo naso,parlando con un accento impeccabile. Rischiamo di essere cacciati dalla sicurezza. Ripartiamo per il Palaeur. Decidiamo, una sorta di scorciatoia per il lungotevere, con lo stereo a palla ed un M. rassegnato a portare l`auto dal carrozziere, il giorno dopo. Anche la bottiglia di Chivas termina ed A. compie il gesto totale. Nel traffico del rientro serale, esce dal finestrino in corsa si appende ala macchina e tenta un improbabile lancio della bottiglia nel fiume. La cosa non avviene e la bottiglie coglie in pieno il lunotto anteriore di una fiat Uno parcheggiata , riducendolo in frantumi con un tonfo sordo. Arriviamo al Palaeur ed abbiamo l`amara sorpresa di vedere tutto deserto. Forse ci siamo sbagliati? Sara` il palatenda Pianeta? Rifacciamo tutta Roma al contrario ed arriviamo al Palatenda. Tutto deserto. Solo qualche troia nei paraggi. Possibile che i Black Sabbath siano scomparsi? Torniamo al Palaeur per vedere se ci sia qualche indicazione. Dopo una ennesima traversata di Roma, arriviamo di nuovo al Palaeur. Ci accorgiamo per caso davanti al cancello della presenza di un piccolo foglio sulle inferriate che ci segnala lo spostamento dell`evento al cinema “le ginestre” di Casalpalocco Ostia. Tra le bestemmie generali tentiamo la strada per il mare con la speranza di trovare il benedetto locale. Arriviamo in una zona nella quale gia` si odono le vibrazioni di una musica ad alto volume. Troviamo un galleria tipo centro commerciale nella quale e` ubicato il cinema. Il concerto e` gia` a meta` ed il cinema ha le serrande abbassate. Fuori ci sono decine di persone arrabbiate, con il biglietto in mano. Scopriamo che il concerto e` stato spostato dal Palaeur al cinema perche` le prevendite sono state poche e quindi e` stato sufficente un locale più piccolo per esaudire le richieste. Gli organizzatori hanno fatto male i conti, con chi ha comprato in prevendita a Palermo ed e` arrivato in ritardo ad Ostia. Sono disperati e si rassegnano ad ascoltare il concerto fuori dal locale. Nel borbottio generale, all`improvviso, si ode un urlo di battaglia: “Sfasciamo tutto!”. E` B. ad incitare la folla ,appeso alla serrande del cinema. Tutti gli animi si riscaldano e tutti iniziano a distruggere la serrande per entrare. In pochi minuti la saracinesca è accartocciata come una scatola delle sardine e sfondiamo le vetrate dell`ingresso. Ci aspettiamo da un momento all`altro la carica della polizia. C`e` un solo addetto alla sicurezza, che punta la sua pistola contro la folla. B. alla testa del gruppo dei rivoltosi, lo butta a terra raggiungendo l`interno del cinema. A. tenta di entrare ma viene trattenuto dal poliziotto il quale da terra lo tiene per un lembo del cappotto. Il cappotto cede ,strappandosi in modo irrimediabile, A. entra lo stesso. Dopo un attimo, il pistolero si riprende, iniziando a sparare all`esterno del cinema a scopo intimidatorio verso l`alto. C`e` solo un particolare , siamo in una galleria e le pallottole rimbalzando sul soffitto, ricadendo in tutte le direzioni. Molti sono presi dal panico. Ci buttiamo a terra. Si vede che il poliziotto si sta cagando addosso. Non c`e niente di peggio di uno sbirro che si caga addosso, con una pistola in mano. Riusciamo ad entrare dopo una decina di minuti giusto per vedere gli ultimi due pezzi. Il cinema e` strapieno. I Sabbath non concedono bis e la band lascia il palco tra la rabbia generale. Il cinema “le Ginestre” e` uno di quei cinema degli anni 70 di lusso, con le poltroncine confort di velluto ed il portacenere incorporato. Il cinema lentamente si svuota. Tutti se ne vanno in silenzio. Cerco i miei amici e nell`atmosfera fumosa del locale, riesco ad inquadrare lo scenario di distruzione del cinema. Le poltrone non esitstono, non ci sono piu` lampioncini ne` arredi. Solo una fila di poltrone rimane ancora in piedi, e` la prima, ma ancora per poco: un uomo vi si sta accanendo sopra con veemenza: e` A. R. il quale oltre al danneggiamento del cappotto, ha perso anche un tacco del suo mocassino ed ora si vendica sulle comode poltroncine del cinema. Lo fa con sistematica ed ordinata violenza, nonostante la minaccia di qualche addetto alla sicurezza , il quale viene zittito dal pubblico, che incita A. a continuare nella sua opera demolitoria. Il cinema e` irrecuperabile. E` la punizione giusta per gli organizzatori, i quali, spero stiano ancora pagando le spese ancora oggi. Una sola scena mi rimane impressa nella mente e lo sarà per tutto la vita: un uomo in cappotto e mocassini che con metodica brutalita`, smembra lussuosi sedili.

domenica 2 agosto 2009

Learning to crawl

A sera, durante l'estate, mio padre talvolta, arrivava in spiaggia. Non sapevo nuotare. Mi caricava sulle spalle e iniziava a nuotare. Non avevo paura. Mi appariva enorme, tranquillo, uno di quei grossi capodogli dei racconti di mare, oppure il tonno che salva Pinocchio e Geppetto dalle fauci del pescecane. Oggi sono andato a nuotare "all'acqua alta" con mia figlia maggiore. Ha imparato da qualche giorno. Fa ancora poche bracciate, ma ormai ha vinto la paura del profondo e si tuffa allegra. Quando è stanca mi si attacca al collo ed ora posso capire la sensazione di mio padre quando sentiva il mio corpo di bambino sulle spalle. Molte persone cercano disperate la formula della felicità fino a morire insoddisfatte. A me basta poco.

sabato 4 luglio 2009

Uno shampuuuu alla Gaber


Ogni tanto arriva Stefano V. a prendermi per una passeggiata. Stefano e` un rollatore di eccezione, procuratore di ottimi fumi di ogni specie e qualità. Stavolta ha portato due pezzoni di nero, di quello pesante. Ci sarebbe da farsi le canne per otto affamati, ma siamo egoisti e ce lo rolliamo in due carciofoni da respirazione artificiale. Stefano ama molto i Marillion e l`occasione e ` buona per mettere su una cassetta con “Fugazi”. Adesso gira un pezzo “Jigsaw”, mentre i carciofi prendono una inesorabile via al nostro cervello. L`aria si fa densa, di colpo e` notte, iniziamo a perdere cognizione e sensibilità sulle nostre gravità. Ci troviamo nello stanzone a due metri dalla governante che non si accorge di un cazzo. Dalla finestra si affaccia il testone molle della centenaria tartaruga del giardino. Sembra partecipare allo sconvolgimento, ha delle movenze da strafattona. Decidiamo di uscire in quelle condizioni. La governante ci blocca. La vecchietta arzilla, per qualche bicchiere pomeridiano, vuole intrattenerci sui problemi della spesa quotidiana al mercato. Vedo Stefano visibilmente barcollante appoggiarsi al tavolo di marmo della cucina. Mi rendo conto di avere lo sguardo di un bue sul bancone del macellaio, ma la vecchia non se ne accorge. La vecchia parla ,parla, ci straccia i coglioni, ormai il fumo ci e` arrivato su per il culo. E` una martellata inesorabile sulle tempie. Tra poco, se la vecchia non smette, gli vomito la pasta e fagioli della mensa, in formato predigerito, addosso. La vecchia ci saluta prendendo la via delle scale ed e` in quel moneto che Stefano crolla a terra come un vecchio sacco di patate. Rido, rido da schiattare. Prendo un secchio di acqua e lo rovescio in faccia Stefano. Si riprende, anche se non sembra accorgersi di essere bagnato dal collo in su. In preda alla fame chimica, ci scrocchiamo l'intera torta con le mele, che la mamma mi ha fatto riportare da Ortona. Subito dopo, Stefano decide di farsi un shampoo. Mi esorta ad andarlo a comprare insieme. Andiamo all`Upim. Camminiamo affiancati con un passo di quelli che vediamo fare ai tossici più strafatti, quando li incrociamo con disprezzo, adesso gli strafattoni siamo noi. Entriamo nel supermercato. Sembriamo Reeves e Hurt, quando devono ammazzare Joe La Pizza in "Ti amerò fino ad ammazzarti".Ci vogliono due ore per individuare uno scaffale con qualcosa sopra che assomigli a bottigliette di shampoo. Stefano ne prende una. La guarda, mi guarda, lo riguardo, lui riguarda la bottiglia. Andiamo avanti con questa sequenza per decine di minuti ,fermi, immobili, lui con la bottiglietta in mano e noi due giù a guardarci, fino a quando applichiamo una variante, guardandoci indietro. Scopriamo che l`intero reparto, commesse e clienti, sono dietro di noi che ci guardano mentre ci guardiamo, quasi fossero ad una partita di tennis. Saranno quasi venti persone. Senza il minimo imbarazzo Stefano si mette in tasca lo shampoo e usciamo tra il silenzio ebete degli astanti, ovviamente senza pagare. E` necessario un flacone di collirio, per andare a mangiare dai nonni senza farmi accorgere di nulla.

domenica 28 giugno 2009

Per Franco Zaio


Sto invecchiando insieme a mia moglie. Non è quella vecchiaia che vediamo così lontana , dove canuti individui piegati sulle loro schiene, stanno seduti al sole delle panchine nei parchi. La osservo ogni giorno cambiare. Nel volto, nei fianchi, nelle pieghe delle pelle. Poi osservo me stesso e noto anche i miei cambiamenti. Alla fine penso che il nostro tempo sia unico. Il suo invecchiamento è il mio. Non potrei mai sopportare una persona senza la mia storia sul suo corpo. Così penso ai brani che le potrei dedicare . Non riesco a fissarne alcuno. Ci siamo incontrati mentre suonavo, la mia musica è la sua (non sempre). Se dovessi perderla, non riuscirei più a sentire nessuna canzone.

sabato 27 giugno 2009

I trogloditi del nuovo millennio


Spett.le popolo del web,
ho voluto aggiungere al mio elenco dei blog che seguo, le principali testate giornalistiche europee e mondiali, perchè ho capito che pochi di noi si rendono conto della considerazione di cui godiamo all'estero. Noi non siamo il centro del mondo e abbiamo l'errata convinzione che il globo ragioni con i nostri pattern culturali. Se leggessimo più stampa estera, riusciremmo a capire i nostri problemi. Vi prego ogni tanto di dare uno sguardo. Mai la scienza e la tecnologia furono al servizio di una cosa pericolosa e nociva massa di ignoranti. Questo è un cocktail micidiale.

mercoledì 24 giugno 2009

Un onore aver suonato con Maurizio Di Tollo


Questo è il concorso vinto da un ortonese, musicista di talento, trapiantato a Genova. Maurizio ha dovuto andare via da Ortona, per veder riconosciute le sue capacità. La città dei mediocri non ammette le eccellenze. Maurizio ha vinto grazie ad un suo componimento : " Notturno delle parole scomposte".( ha scritto moltissime canzoni).
Vi chiedo di visitare il suo Myspace. Grazie.






gennaio 13, 2009 - martedì

21 Giugno 2009

"CI VORREBBE UN POETA"

PREMIAZIONE CONCORSO
"NOTTURNO PER FABER"



L’evento di premiazione al Concorso “Notturno per Faber” si terrà in data 21 giugno, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale, la Fondazione De Andrè, il 15° Festival Internazionale della Poesia e Myspace Italia.

La premiazione del Concorso avverrà intorno alle 21, all'interno di una grande festa in musica nell'ultimo giorno di apertura della mostra, con gli interpreti della canzone d'autore genovese, amici e musicisti, tra nuove sonorità e tradizione.








PROGRAMMA SERATA "CI VORREBBE UN POETA"

ore 19-20.30 Squadra di trallallero dirette da Laura Parodi dialogo con Bobby Soul
20.30 Antonella Serà + Armando Corsi
20.45 Roberta Alloisio + Esmeralda Sciascia
21.00 Mannerini (stacco poetico)
Presentazione del libro di Mannerini con Dori Ghezzi
Myspace presenta Concorso "Notturno per Faber"
Dori Ghezzi e Barbarani premiazione concorso video
Esibizione Band Musicali
Premiazione Concorso fotografico
21.30 Mario Brai Marenostrum
22.10 Viittorio de Scalzi (genovese + sue + de andré) + Edmondo Romano + Marco Fadda + Pino PareIlo
22.50 Flavia Ferretti + Claudia Pastorino
23.10 Max Manfredi
23.40 Gian Piero Alloisio
a cura di
Guido Festinese
Giovanna Rosi
Antonio Vivaldi
Claudio Pozzani
Parteciperanno alla Premiazione Dori Ghezzi, Guido Harari e Mario Luzzatto Fegiz.



PREMIATI CONCORSO "NOTTURNO PER FABER"


SEZIONE MUSICA


1° Posto Ex aequo:

- Busciuba "Enosim"
http://www.myspace.com/busciuba

- Fouve (010 in trio) "Notturno delle parole scomposte"
http://www.myspace.com/fouve010intrio


2° Posto:

- Aralco "Sul diafano inganno di un vetro"
http://www.myspace.com/aralcomusica


3° Posto:

- Mu "Notturno A"
http://www.myspace.com/3ramu




PREMIATI CONCORSO "NOTTURNO PER FABER"

SEZIONE FOTO


- Alice -
www.myspace.com/nellospecchio
Guarda la foto di ALICE


- Agave - http://www.myspace.com/a_agave
Guarda la foto di AGAVE

- Jo -
www.myspace.com/kanjitheragdoll
Guarda la foto di JO

- Molotov -
www.myspace.com/molotov13
Guarda la foto di MOLOTOV




A breve sarà resa nota la graduatoria dei partecipanti nella Sezione Foto.


Composizione Giuria sezione Musica

-MARIO LUZZATTO FEGIZ (giornalista musicale)
-EUGENIO FINARDI (cantante e autore)
-ROBERTO GALANTI (discografico)
-MARK HARRIS (musicista)
-MICHELE TORPEDINE (impresario)

Composizione Giuria sezione Foto

-GUIDO HARARI
-LUCA GREGUOLI VENINI
-REINHOLD KOHL







Di seguito il link al blog con l'elenco dei partecipanti al "Concorso Notturno per Faber": work in progress! Vi inseriremo tutti a breve!

Elenco partecipanti “Notturno per Faber” Sez. MUSICA (dall A alla L)


Elenco partecipanti “Notturno per Faber” Sez. MUSICA (dalla M alla Z)


Elenco partecipanti “Notturno per Faber” Sez. FOTO




Musica e fotografia per "I Notturni" di Faber.
Partecipa anche tu al nuovo concorso del Comune di Genova e Fondazione De André su MySpace Italia.



LE NORME PER PARTECIPARE:

PER PARTECIPARE AL CONCORSO NON OCCORRE VENIRE FISICAMENTE A GENOVA!
LEGGETE CON ATTENZIONE CIO' CHE SEGUE:

Dal 12 gennaio, si apre un nuovo concorso per gli utenti di MySpace organizzato dal Comune di Genova in collaborazione con la Fondazione De Andrè con il supporto di MySpace Italia in occasione della mostra che la città ospita a Palazzo Ducale.

L’iniziativa è rivolta a tutti gli appassionati di musica e fotografia e si chiuderà il 20 aprile.
Vi chiediamo di rappresentare con la musica o con la fotografia i due brevi testi inediti del compianto Fabrizio De Andrè, denominati "I Notturni".
E che proponiamo di seguito riproducendo gli originali.

Notturno A

Notturno A
"Raganelle di luglio, cicale notturne del prato, trafitte all'alba da un intero raggio di sole sul diafano inganno di un vetro E il Maestrale si avventò rabbioso sull'intera brigata di sughere pettinate all'Umberta."






Notturno B

Notturno B
"Notturno delle raganelle
Notturno del vento
Un intero raggio di sole
(la raganella disidratata sul vetro inaridì / evaporò / bevve / il sangue verde
Il falco gira e gli attribuiscono infamie
E arriva l'acqua come sempre in ritardo"


COME SI PARTECIPA AL CONCORSO?


Se non sei già membro di MySpace, dovrai aprire un profilo su www. myspace. com per poter partecipare e diventare "amico" dell'HUB di Genova.
Per proporre il tuo lavoro, lascia un commento sul profilo di Genova nel modo seguente (a seconda tu sia band o appassionato di fotografia):

1) BAND = > Lasciare un commento con scritto "Un notturno per Faber - Musica" indicandoci di seguito il titolo di una o più canzoni che proponi (così come appare nel player MySpace) ed invitandoci così a visitare il tuo profilo ed essere inserito nell’elenco dei partecipanti. La canzone dovrà restare nel player di MySpace almeno fino al 30 aprile.
2) FOTOGRAFI => Lasciare un commento con scritto "Un notturno per Faber - Foto" indicandoci una foto o un album fotografico. Nel commento lascia anche il link alla foto o all'album che proponi.Le foto dovranno rimanenre sul tuo profilo MySpace almeno fino al 30 aprile.




PUOI GIA' DA ORA ISCRIVERTI COMUNICANDO COSI' LA TUA ADESIONE (NON SOLO QUI MA SULL'HUB GENOVA SU MYSPACE) IN ATTESA DI PROPORRE ENTRO I TERMINI FISSATI I TUOI LAVORI!

Realizza e proponi una o più fotografie, una musica o una canzone… ed inserisci tutto nel tuo profilo MySpace.
Naturalmente dovrai essere tu l’autore di questi materiali!
Inserisci, infine, il profilo di Genova tra i tuoi Top-Friends.

La giuria comunicherà, a suo insindacabile giudizio, le proprie selezioni il 4 maggio.




I due autori vincitori e le loro opere saranno promossi per un mese sulle pagine della piattaforma dedicate a Musica, www. myspace. com/music, e Fotografia, www. myspace. com/myspacefoto, e attraverso gli altri spazi editoriali disponibili.

Il 3 giugno avverrà la cerimonia di premiazione in cui i due vincitori per le diverse categorie riceveranno due targhe ufficiali.

In bocca al lupo !

Contiamo su di voi pe far sì che questo evento divenga il modo con cui la creatività ricorda Faber e la sua opera.

Per saperne di più guarda il video di presentazione del concorso.

domenica 21 giugno 2009

L'uomo totale al quale daremo un nome di fantasia: A. R.


Non sono il primo a parlare di A.R. Non sarò l`ultimo. La sua vita, le sue gesta sono storia gloriosa, unica luce ad illuminare un periodo oscuro per L`Aquila. A. R. nasce bene ed e` il secondo di tre fratelli nati a sovvertire l`ordine costituito della buona borghesia aquilota. Di educazione liberale, se non libertina. A. concentra tutta la ragion d`essere nella sua canottiera di lana , soprattutto nella zona ascellare. Il tanfo giovanile che essa emana, unita alle sue merende a base di pecorino e whisky, donano alla sua persona un`aurea magica ed ipnotizzante. A stupire sono alcuni tagli di capelli, frutto di errate valutazioni dimensionali, che costringono il R. a seguire percorsi tricologici, simili ai tagli di Fontana. Notevole e` la mania per le scarpe. Come usciti da un sogno infantile, si materializzano ,nel suo guardaroba, alcuni tra i più orridi mocassini con fibbia della storia dell`artigianato italiano. Caratteristica di questi mocassini e` la debolezza del tacco, che talvolta viene smarrito in consessi di spessore quali celebrazioni di matrimoni e riunioni tra colleghi del padre, ma soprattutto un`estetica della fibbia che raccoglie le istanze dei giovani comunicandi nei film di Monicelli. R. e` uomo in toto. L`alta gradazione del suo alito, notevolmente speziato da superalcolici, talvolta di altissima qualità, sottratti alla raccolta del padre. e la sua mania di parlare a venti centimetri dalla faccia dell`ascoltatore, facendogli intuire la sequenza delle portate del suo pranzo, fanno del R. l`individuo ideale da portare alle feste. R. adopera maglioni di ampia taglia uniti a blue jeans che talvolta esprimono in forma scritta le emozioni dell`indossatore. Nell`approccio alla musica, il R. e` un nichilista istintivo e preclusivo. Il suo moto e`: “fa cagare!” Storica e` la sua considerazione per uno dei dischi più importanti degli U2: “The Joshua tree” “Quissu e`bbonu pe`accorda` la chitarra!” avrebbe detto A. al primo ascolto. Altra nota a parte merita la collezione di macchine del R. Si conoscono alcuni numeri di telaio e le targhe ma non se ne riescono a conoscer i modelli. Alcune degli utilizzi principali delle macchine del R. sono le trasferte universitarie a Roma, saltuaria alcova con prostitute della periferia di cui sopra improbabile mezzo per recarsi a concerti ed occupazione di suolo pubblico sotto la propria abitazione. La macchina simbolo dell`età aurea del R. e` una fiat Ritmo di colore grigio topo chiaro. Decorata oltre che da immancabili danni alla carrozzeria, anche da vistose macchie di ruggine in avanzato stato di decomposizione. Le condizioni degli interni, mostrano le motivazioni per cui la Fiat ha perso notevoli quote di mercato a favore degli orientali, offrendo un panorama decadente simile ad alcune scene dei film di Cipri` e Maresco. L`essenzialità delle dotazioni, coadiuvata da pratiche demolitorie del R. ,fanno sì che gli interni siano ridotti alla dotazione base costituita dai principi comandi dell`auto tipo volante pedali e cambio, risultando optional anche I sedili. Quello che sconcerta e ` la possibile assenza di finestrini, cosa non piacevole, durante viaggi invernali a L`Aquila e dintorni e la presenza costante ed inquietante di un carburatore smontato all`interno dell`auto, proveniente forse dalla Ritmo stessa, il che spiegherebbe la miracolosa capacita` del mezzo, di camminare in quelle condizioni. La guida del R. e` futurista, dadaista, impressionista. Futurista perche` il R. ama la velocita` pura. Esperienze euforiche si possono ottenere andando con lui a Roma. Dadaista perche` il R. interpreta totalmente le regole stradali, stravolgendole a suo piacimento. E` possibile con lui andare a 120 lungo Corso Vittorio Emanuele a Roma, utilizzando la sola corsia riservata agli autobus oppure tentare di investire passanti, apostrofandoli pesantemente. Il sottosterzo e` sconosciuto al R., cio` si risolve in allegri fuoristrada, tipo cunette nei dintorni dell`Aquila con abbandono del mezzo nella scarpata e prosecuzione a piedi. Impressionista perche` il passeggero del Rossi rimane impressionato indelebilmente dall`esperienza automobilistica. Interessanti effetti Parigi-Dakar si possono ottenere, aizzando il Rossi, durante la guida, insinuando il fatto che egli non sappia guidare e non sia capace di affrontare gli ostacoli con sprezzo del pericolo. Ancora oggi, ad un quarto di secolo di distanza, le caratteristiche di R. rimangono intonse, rivelando una difficoltà di decadimento simile a quella dell'uranio.

venerdì 5 giugno 2009

Party'til you puke! 87 - 88


Nasce la prima idea di passare il capodanno 87 - 88 insieme a L`Aquila. Riusciamo a convincere R. ad usare il piano di sotto di casa sua, quello che ridà sul giardinetto. Una intera stanza viene adibita a cambusa alcoolici. Tra amici racimoliamo una somma pari a ottocentomila lire, da spendere nelle varie gradazione dei colori dell`arcobaleno. Abbiamo la tessera dell’ingrosso di un nostro amico che ha un alimentari e con quella cifra sbanchiamo. C`e` di tutto: dal Campari, allo spumante, al gin, al cognac, arrivando perfino a qualche cimelio da scaffale quale Don Bairo o Cremidea Beccaro. L`intenzione e` quella di passare tutta la notte nella bolgia dell‘appartamento di R. , bevendo e cercando qualche scopata senza nome. Non esiste cenone, perchè non serve mangiare quando lo stomaco deve essere riempito di altre cose. Mi presento con un abito porta sfiga, tipo blackettaro, avendo osato perfino utilizzare i bigodini di mamma per una permanente tipo batterista di Vinnie Vincent. Ovviamente arrivo già “bevuto“. Verso le 23,00 siamo ancora nella fase positiva della festa, dove tutti ballano e tutti caricano i fegati con la scorta della stanza del tesoro. Si beve di tutto, sotto qualsiasi proporzione, indiscriminatamente, maschi e femmine. Nella notte, piccoli incendi provenienti da cannoni ben carichi, illuminano gente in circolo che ride, infreddolita. Come prevedibile, allo scoccare della mezzanotte, la festa prende la piega peggiore, nel momento in cui l`alcool ha il sopravvento, sulle già fragili barriere inibitorie dei presenti. Sotto la sulfurea compilation del sottoscritto, a base di Beastie Boys e Celtic Frost elettronici, parte il palpeggiamento ando` cojo cojo. Ogni culo dalle sembianze femminili viene strizzato, ogni cosa che produce fiamma viene fumata, ogni sostanza poggiata sui tavolini, viene assunta attraverso i diversi orifizi del corpo umano. Nelle sbattere di porte di camere da letto, coppie in preda a furiosi attacchi di libidine, si trascinano sui letti coperti da cappotti e giacche, per spargere effluvi d`amore, dannazione di ogni smacchiatore. C`e` anche chi si porta del lavoro a casa o in macchina svuotando la festa. Inizia la fase di rigetto. C`e` vomito. Una poltiglia acida, ricopre i pavimenti di marmo della natia casa di R. Altri vomitano in giardino, si vomitano sulle scarpe, sule giacche. Assaltano l`unico bagno presente nell`appartamento, fortezza nella quale si è rifugiato il C. Il C. è uno studente il Giurisprudenza, smilzo e sorridente, ma con un fegato da farci patè de foie gras utile per un ricevimento all’Eliseo. Lo vediamo, dal buco della serratura, abbracciare la tazza del cesso, in cerca del conato risolutore.. B. intanto collassa. Un mix totale di varie sostanze da sollazzo, lo fanno precipitare in un deliquio, orrido baratro di contrazioni senza esito e respiri mozzati. Evacuiamo il bagno dall`inutile C., dopo un’effrazione alla tenente Sheridan e cerchiamo di far vomitare B. Ma B. vuole cacare. Riusciamo a calargli le braghe e lo teniamo in due sulla tazza. Niente da fare, e` un`anguilla, un`anguilla di Comacchio. Tutto si fa all`improvviso offuscato. Cade il ricordo. Con una temperatura che è scesa di molto sotto lo zero, solleviamo in due B., seminudo e tentiamo di uscire da quella casa degli orrori. Nella gelida notte aquilana, sparsi, per il giardino, ci sono i corpi di varie persone completamente sbronze, che dormono, senza fare una piega. Portiamo B. in una squallida mansarda di proprietà della cugina, dove smaltirà la sbornia verso le diciotto del 1° gennaio. La festa finisce per k.o. alle ore 0.45, roba che mio nonno, alla stessa ora, e` ancora in balera a sgambare.


sabato 30 maggio 2009

Crociera del Vate




Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggioche verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cam
mina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

(Silvio Berlusconi)

Foto da "The Magic Christian" (Peter Sellers, Ringo Starr, Yul Brinner, Roman Polanski, Cristopher Lee, Raquel Welch, John Cleese)

sabato 23 maggio 2009

Ciccione della Pianura Padana 1987



(Continua dal post del 26 Aprile)
L`affiatamento tra me e Marco si rafforza con il primo concerto degli Slayer a Milano. Il concerto degli Slayer rappresenta un evento storico per molti motivi: e` la prima data in assoluto degli Slayer in Italia, e` la tournè di uno dei più importanti dischi per la storia dell`heavy metal, e` la prima volta che mi distruggo pogando. L`Equipaggio della missione e` un trio pericoloso: il sottoscritto, Alberto e Marco. Decidiamo di partire, andando fino in macchina a Roma, prend
endo il treno Roma Firenze Bologna, e beccando il Milano Lecce a Bologna. E` un giro del kazzo ma non ce ne può fregare di meno. Il mezzo del primo tratto sarà una ritmo grigi scassatissima di Alberto, piena di pezzi di ricambio del motore unti e arrugginiti. Partiamo verso le sette di mattina, bevendo pessimo whisky e fumando h. lungo la tratta autostradale. La ritmo di Alberto e` un mezzo infernale. Riesco a capire ora la maledizione che ha gravato sulla famiglia Agnelli. Sono migliaia di automobilisti in tutto il mondo. Parcheggiamo la macchina già visibilmente ubriachi nei pressi della Stazione Termini. Sul treno, incontriamo qualche metallaro e riusciamo a piazzarci tutti insieme in uno scompartimento per “fumatori”. Il controllore non entra per pudore. A Bologna l'h. finisce e bisogna approfittare della coincidenza per andare a comprarlo da qualche marocchino per Bologna. Ho le tasche piene di h. in men che non si dica, sembro un misto tra un cammelliere ed un turista di Ibiza. Sul treno troviamo posto, purtroppo, nello scompartimento non fumatori di fronte ad una coppia di vecchietti che vanno dai figli a Milano. Estraggo le mie capacità oratorie, creando empatia con il nonnetto, ricordandogli quando le sigarette si facevano a mano. La faccia del vecchietto si illumina. Mi ricorda della guerra. Gli faccio notare che noi siamo dei tradizionalisti e che le sigarette le amiamo come una volta, schiaffandogli la cartina ed il tabacco sotto il naso. Gli spiego, poi, che noi abbiamo una variante alla sigaretta all`antica e cioè quella dell`addizione di un tabacco olandese dal penetrante aroma. Detto questo estraggo un pezzo di h. dalla tasca e lo metto in mano al nonno. Il nonno mi pare interessato. Alberto e Marco fuggono dallo scompartimento , tentando di soffocare una risata mista al terrore della polizia ferroviaria. Il metallaro rollatore che ho incontrato a Bologna rimane impassibile, levando il pezzo dalla mano del nonno e iniziando a confezionare un ciccione di categoria sopraffina. Solo dopo un quarto d`ora, circondato da nebbie pakistane, il vecchietto tenterà di defilarsi, in preda a strane e piacevoli sonnolenze. Intanto inizio a stare male. Vado in bagno e vomito, vomito, vomito quello che non ho ancora mangiato. Sento arrivare inesorabile il collasso, con conseguente trasporto al pronto soccorso e andata a puttane del concerto. Devo trovare una soluzione. Alla fine, disperato, metto la testa fuori dal finestrino per quaranta chilometri fino a Milano Centrale, meno male che e` caldo.


venerdì 15 maggio 2009

Berlusconi - Fantomas!



Ecco chi si nasconde sotto il volto sorridente del nostro premier! Guardate l'attaccatura dell'orecchio, la fronte ampia, l'occhio penetrante! E' lui il nemico giurato di Jean Marais e Luis De Funes!

venerdì 8 maggio 2009

La patente del kazzo 1987


Di solito mi siedo in soggiorno dopo pranzo, dove ho una vecchia pipa che ho imparato a fumare in modo totalmente errato. Aspiro profondamente il fumo che ne scaturisce, ciò prostrandomi in uno stato di torpore liquido e postsega, accostabile alle magiche pozioni di “Paura e delirio a Las Vegas”. Il tutto associato ad abbondanti libagioni di pessimo lambrusco da supermercato, che data la giovane eta` e l`ignoranza in materia, reputo essere vino di classe, non sapendo che di vino, all`interno delle bottiglie ce ne sia ben poco, sostituito da strane polveri di scarto di altoforno. La mia specialità sono delle squallide fettuccine all`uovo con ragu` ottenuto dalla soffrittura di pancetta e salsicce in litri d`olio e chili d`aglio, ottenendo una mistura capace di otturare le arterie in decimi di secondo, ma soprattutto ottenendo la scusa “blocco del traffico”. Questi pasti consentono di non cagare per tre giorni. In passato ho tentato di acquistare le lasagne pronte, ma i risultati sono stati da ricovero per un intero ostello di studenti. Invece di sbollentare le lasagne per poi metterle nella pirofila, ho pensato di condirle con il sugo e di metterle in forno direttamente. Dopo un`ora , constatando la crudita` totale delle stesse tipo onduline di eternit, le ho mangiate insieme ad i miei compagni di sventura, rimanendo bloccato sul letto fino a sera in preda a forti dolori addominali e meteorismo a base di gas solforosi. Questa dieta universitaria, quando non sia associata alla frequentazione della mensa a mille lire, provoca la formazione di un addome che non necessariamente coincide con un ingrassamento generale. L`aspetto che si ottiene e` quello tipico del carpentiere che conosce solo l`utilizzo della birra come dissetante, cosce e mani sufficientemente magre e toniche, panzetta scesa e rotonda, che si abbronza alle prime scamiciate estive, porchettandosi leggermente se è glabra. Forte delle mie nozioni di cucina, decido di invitare il Rossi e company nel salotto buono. La cena si trascina miseramente tra il baccano licenzioso dei commensali che ammiccano peccaminosamente nei confronti della vecchia badante. Si fanno rozze insinuazioni sul fatto che io sovente possa consolare con prestazioni sessuali la sua vetusta solitudine, ribadisco la mia totale estraneita` ai fatti e confermo la ricerca di pelo giovanile possibilmente iseffino. Per evitare la devastazione delle antiche suppellettili, propongo un`iniziativa che subito raccoglie consensi tra i celebranti: un pornazzo al cinema , visto in gruppo. Siamo una decine e ci rechiamo chiassosi verso l`ultimo spettacolo. Nella sala poche persone sparse si vedono rimanere in gola la soporifera sega prima della nanna. Il film si intitola “ Donne inquiete” e rappresenta l`ultima scala della qualità amatoriale dal punto di vista scenografico, cinematografico e letterario. La trama e` quantomeno risibile come può esserlo la vita di Emilio Fede: Una prostituta ricercatrice installa telecamere nella sua alcova di lavoro per riprendere vizi e virtù sessuali dei suoi clienti. Finirà malmenata da un maniaco che la sottoporrà a pratiche anali ed orali sfiancanti ed ossessive, Inutile raccontare il volume sonoro dei nostri commenti e delle nostre risate, il che innervosisce gli altri spettatori, i quali più volte ci intimano di stare zitti, perchè non riescono a seguire i dialoghi, manco ai cinema d`essai. Nel trambusto di qualcosa che non ci riesce a provocare neanche una timida erezione ma solo una bromurosa ilarità, ci dimeniamo sulle poltroncine del cinema. Solo la mattina dopo mi accorgo di aver smarrito la patente e mi rendo conto amaramente che l`unico posto dove questo e` avvenuto può essere stato solo il cinema. Con estrema mestizia, sono costretto ad una pericolosa ricerca tra i sedili della sala, dove alcuni addetti alle pulizia, coscienti della programmazione serale in corso, riescono ad equivocare malignamente la cinematica dello smarrimento dei miei documenti. Dopo aver incontrato una serie di sborrate quasi secche, trovo i miei documenti intonsi e me ne vado tra il rossore, ritenendo fiato sprecato il tentativo di giustificarmi davanti a madri di famiglia con lo straccio in mano.

venerdì 1 maggio 2009

La prima volta

La prima volta che l'ho tradita, è stato all'inizio del 2009. A capodanno ero stato con lei tutta la notte, davanti a tutti, a raccontare la nostra storia che durava ormai da ventisette anni. Con lei gli inizi furono quelli di due sconosciuti che hanno sempre vissuto vite parallele. Ci incontrammo perchè volevo essere come gli amici che stimavo e che già ne possedevano una. All'inizio mi chiudevo in camera con lei ma, come tutti gli adolescenti, al desiderio subentrava una impossibilità di stare con lei completamente. Era come un frutto duro da sbucciare, il quale al suo interno, possiede dolci segreti. Iniziò una lunga lotta fatta di lasciare e prendere. Con lei non andavo mai alle feste e tutti mi chiedevano come mai. Non mi sarei mai permesso di mostrarla agli altri, troppo pudore, troppa vergogna. Poi iniziai timidamente a confrontarla con le altre. Riusciì finalmente a portarla con me al primo concerto. Fu una serata indimenticabile, avevo diciassette anni. Ci giurammo amore eterno. Ero solo all'Università e lei era la mia unica compagna. Lì sul letto la prendevo quando ne avevo voglia e lei era sempre disponibile, senza chiedere mai nulla in cambio. Mi salvò dalla pazzia. Da lei potevo ottenere l'oblìo. Tornai dai miei ed iniziai una nuova vita insieme a lei. Eravamo una cosa sola, in tutte le situazioni. Molti iniziarono a conoscermi grazie a lei ed in seguito la sua presenza riuscì a salvare dai problemi economici. Era insostituibile. Nonostante fossi sposato, c'era posto anche per lei nella mia vita e non mi faceva pesare questa condizione. Quando c'era qualche evento, io ero con lei e tutti sapevano che da lei avrei potuto dare qualcosa anche agli altri. Tutti i giorni, per questi ventisette anni. Di colpo, il due gennaio duemilanove, la prendo come ogni giorno. Provo un brivido. Da lei non esce nulla. Ne' emozioni nè sensazioni. La lascio lì. La chiudo. La tolgo dalla mia vista, dalla mia casa. Mi sento tradito da lei o forse sono io che l'ho tradita. Non la vedo più per tre mesi. Tutti a casa sono sconvolti dalla sua assenza: mia moglie, le mie figlie. Loro mi hanno conosciuto sempre con lei e non comprendono. Non comprendono questo individuo che di colpo si priva di qualcosa che è indissolubilmente legato alla sua vita. Sabato scorso però, ho capito che non potevo fare a meno di lei e lei mi ha accolto di nuovo come una vecchia amante la quale aspetta con pazienza l'amato, sapendo bene che lui, tornerà. Così, quando ho attaccato il jack sul palco, davanti a tutti e tutti hanno applaudito, è stato di nuovo amore. Io e la mia chitarra.

domenica 26 aprile 2009

L'invisibile 1986 / 1987


(Continua dal post precedente…)
Nel frattempo, le notti brave aquilane, si susseguono. La sfida piu` grande e ` quella di resistere un giorno intero, senza mangiare, ingurgitando gli alcolici piu` disparati. Si inizia con la sveglia alle 11.00, dato che frequentare le lezioni all`Universita` e` ormai inutile. Per colazione si va al bar, ordinando un paio di Cuba Libre con molta Cuba e poco libre, facendo attenzione a mangiare le patatine e le olive da stuzzichino. Dopo il primo effetto corroborante delle bevande, inizia la fase empatica che permette di arrivare in buona compagnia fino all`aperitivo prima di pranzo. A quei tempi nel bar “da Toni” per il Corso e ` facile trovare cocktail a poco prezzo. Esiste in commercio un liquore dal nome Kibowi, un misto di vodka e Kiwi, imbevibile ma utile per tenere alto il morale e la temperatura. Dato che incontro Gasba e gli altri, la bevuta in compagnia permette di sparare alcune tra le piu` storiche cazzate del centro sud. A L`Aquila tutti quelli che conosco, bevono in maniera industriale. Di Acqua non si sente parlare e qualcuno la ricorda come qualcosa di associato al sapone , durante le abluzioni. Bere e` necessario per alcuni motivi : un Innalzamento illusorio della temperatura corporea, un approccio disinibito all`altro sesso, che di questi tempi e` cosi` distante, una sensazione di sazieta`, che permetta , fatti I conti , di risparmiare un pranzo, non meno tossico dell`alcool, alla mensa universitaria. Il cocktail, si protrae fino alle 13,45, momento nel quale gli altri vanno a casa a pranzare ed io rimango intontito a gironzolare, per piazza Duomo, tra le bucce del mercato ormai smantellato ed I netturbini. fatto questo mi trascino a casa per un`ora, dove prendo possesso di grappe affumicate col ranuncolo, nello scaffale della vecchia o qualche fondo di rosato pseudosalentino, o addirittura il famoso Lambrusco Zonin utile per sciacquare la catena della bicicletta. La situazione si fa interessante. Inizio a piangere per qualche amore perso tra le seghe liceali o qualche disgrazia della serie che ci sto a fare qui. Questo con il sottofondo dei Nasty Savage o dell`ennesimo disco dei Candlemass. Esco verso le 16,45 verso il solito bar per il te` aggiustato al brandy. Vi sono molte opzioni nel bel mezzo del mal di testa che mi stringe le tempie da ore: un caffe` con fernet, un cioccolato con meta` stravecchio, un meta` stravecchio. decido uno stravecchio intero senza cioccolato. Sono mosca da bar fino alle 18, 30. Per darmi un contegno mi faccio una passeggiata per andare trovare qualche matricola fancazzista come me. Trovo Peppe da Carsoli o Emilio di Lanciano,. Emilio devo dire che si impegna, e` in casa con altri 3 studenti di Ingegneria e sono sicuro che riuscira`. C`ha un vecchio disco degli Scorpions con I fratelli Schenker: “Lonesome crow`. Dopo aver rotto i coglioni, vengo cacciato gentilmente perche` puzzo di alcool a morte e ho i capelli lunghi. Ritorno per il Corso, verso le 19,30. Gli altri sono gia` a livello. Non sono da meno ed entro nel bar dove inizio la serie dei prosecchi e salatini. Alle 20,30 sono cotto e l`unica cosa da fare e` passeggiare alla temperatura di 1 o 2 gradi per riacquisire dignita` sufficiente per il dopocena. Ci sono alcune possibilita` per sopravvivere al break tra il prima ed il dopo cena degli altri. Il walkman a palla lungo Via Sallustio o le chiavi del Naftabenza, una cantinaccia dove facciamo le prove in vari gruppi. Verso le 22,00 raggiungo con il fegato supplicante il Bar Dante all`angolo di Piazza Duomo vicino le poste centrali. Berardo e gli amici del dopo cena sono gia` li`. Quelli che conosco a L`Aquila, si possono dividere a seconda degli orari. Ci sono alcuni che vedo solo la mattina, altri la sera prima di cena ed altri dopo cena. Gli amici al bar sono quelli che ti danno la buonanotte in tutti I sensi. Sono quelli che mi offrono “L`invisibile”. L”Invisibile e` una bevanda totale dal gusto e dall`effetto simili alla formalina. Ci si sente, infatti, come una mummia, dopo il primo sorso. La bevanda si chiama invisibile perche` appare totalmente trasparente. Essa viene miscelata in un bicchiere della cedrata, liscio ed ampio, mixando vodka, gin, rum, coca buton. E` obbligo per la vittima berla tutto d`un fiato, e` la sua quantita` si aggira circa sugli 0,33 cl. Questo spiega il senso di rapimento mistico dal quale si viene catturati dopo la sua veloce ingestione. Fatto questo il sottoscritto e` pronto per divenire, in piena Piazza Duomo, il Crash test dummy umano. vengo posto al centro tra le due fontane ed i miei amici, tra i quali due cinture nere e due cugini di Chuck Norris, compiono su di me tutti gli esercizi del primo volume dell`opera omnia di Bruce Lee. Non sento dolore perche` non c`e dolore, sono estraneo al mio corpo, ed osservo la scena dall`alto. Odo le urla di stizza dei miei carnefici, i quali non si capacitano della mia insensibilita` ai colpi piu` proibiti. Rido, rido, convinto di aver lasciato le mie ghiandole surrenali a casa sul comodino. Di Tutto questo mi ricordo la mattina dopo, quando tento di alzarmi dal letto. Mi guardo allo specchio. Sono nero a chiazze. Terribili lividi mi ricoprono il busto e la schiena. Ci vuole un goccetto.

domenica 19 aprile 2009

Nascita della fanzine


Ero indeciso se continuare a raccontare questa storia, dopo quello che è accaduto a L’Aquila, il luogo dove questi fatti sono maturati. Spero comprendiate che i miei post siano un risultato delle storie dei miei nonni e della mia storia personale. L’Aquila, oltre ad essere il mio paese natale, è il posto dei miei ricordi d’infanzia migliori e delle mie “trasgressioni” giovanili. Credo di fare giustizia anche ai miei amici aquilani, se perseguirò nel fine di tessere memorie di avvenimenti di un quarto di secolo fa eppure, alla luce del terremoto, così lontani tanto da appartenere ad un “prima” che mai più tornerà.

Iron Maiden / Wasp 1986 e nascita del primo numero della fanzine Rubbish

Abbiamo notato in molti negozi che frequentiamo, la presenza di giornali ciclostilati fatti dagli appassionati di musica di ogni genere: le fanzine. Soprattutto i punk hanno una editoria underground molto sviluppata: le fanzine hanno molti vantaggi: sono fatte dagli ascoltatori, da coloro che acquistano i dischi e quindi i più liberi di parlarne male , a differenza di molti giornalisti “guidati” dalle case discografiche. Non sono sottoposte a censura perchè molto spesso essendo riviste pirata possono avere linguaggi fuori dagli schemi, riescono a far conoscere anche gruppi che non vengono considerati dalle testate maggiori e soprattutto sono molto seguite dai fan per una impostazione grafiche semplificata a volte, dadaista, infantile, ma fottutamente genuina. Iniziamo, assieme a Marco , del quale scopro insospettate qualità di musicista e fumettista, a creare le bozze per una sorta di indice di argomenti e rubriche da trattare. Nel frattempo c`e` la storica trasferta del “Somewhere on tour” degli Iron Maiden assieme ai Wasp a Napoli, ultima data del loro tour. Partiamo con la Ritmo diesel di Berardo. Arriviamo in una citta` caotica, dove le macchine girano senza targhe e per arrivare a Fuorigrotta ci vuole piu` tempo che per arrivare da L`Aquila. Mi sono fatto un giaccone di Jeans da spacciatore portoricano con una enorme pezza degli Slayer dietro e un soprannome che e` tutto un programma : “Droga”. Ho la mia solita maglietta dei Venom di “Black Metal” e un paio di scarpe da basket alte bianche e nere con jeans neri a sigaretta più cintura di borchie: sono un metallaro degli anni `80! Arriviamo davanti al palazzetto in un clima molto teso, fuori i bagarini vendono biglietti falsi tipo “banda degli onesti”. Alcuni spettatori sono ammucchiati davanti i cancelli da ore. Di fronte i carabinieri li provocano in continuazione e fanno lo stesso con me, quando mi avvicino. La pressione e` insopportabile. alcuni svengono, rimanendo in piedi, incastrati tra la folla. Piovono i primi insulti e le prime reazioni, dovute alla lentezza dell`ingresso al concerto. Parte la prima carica dopo la nostra spinta. Scappo non so dove. Al mio fianco un ragazzo terrorizzato inseguito da un carabiniere con un tubo da impalcatura in mano. Lo colpisce alla gamba spezzandogliela. Sento solo il vento dell`arnese brandito in aria ed il tonfo di un corpo che cade a terra. Ritentiamo l`ingresso dopo alcuni minuti. Il concerto e` nella norma. Si sente che Dickinson e compagni sono stanchi. Meglio i Wasp che rompono il culo a duemila. Dopo concerto con hot dog partenopeo e birra calda di poco prezzo. Parliamo con qualche metallaro. Io e Marco abbiamo l`impressione che i tempi siano veramente maturi per editare qualcosa che abbia a che fare con una ‘zine. Magari un po` diversa. Ricordo di avere qualche numero del Vernacoliere e la collezione completa dei Tango di Michele Serra, che nell`86. uscivano con l`Unita`. Dopo qualche mugugno di Marco, lo convinco a leggerli per cavarci fuori qualche spunto. Marco inizia a creare qualche vignetta per le rubriche. Usa un pennarello 0.5 su acetato e nel tempo libero riempie fogli interi di soggetti. Marco ha la caratteristica di sorridere divertito nel momento in cui disegni I suoi fumetti. Sotto l`aspetto di regista di snuff video si nasconde una persona sensibile e talentuosa. E` sorprendente la capacita` con la quale approccia qualsiasi strumento musicale. Ci vediamo spesso al pub per mettere insieme gli argomenti da trattare nel primo numero. Tra un cannone ed un altro nascono i protagonisti. La fanzine occupa la creativita` a 360 gradi. Bisogna essere scrittori, giornalisti, grafici, recensori di musica, spettatori di concerti, esperti di marketing, conoscitori di invii postali etc etc. Tra le altre cose , mio padre gestisce un ufficio da geometra, fornito di attrezzature per impostare graficamente la ‘zine, senza contare una rudimentale macchina fotocopiatrice “Olivetti”. Iniziamo con un formato A3 piegato in due, che non e` proprio tipografico, ma e` giusto da fotocopiare. Molte altre fanzine hanno formato A4 piegato in due, ma questa va a scapito della leggibilità degli articoli scritti con caratteri molto piccoli. Come riempire le pagine e` semplice. In quel periodo molti gruppi musicali sono formati innanzitutto da ascoltatori, da persone che conoscono l`importanza della zine, come veicolo per promuovere I loro demo e la loro attivita`. Anche i gruppi della scena americana e tedesca, i quali hanno maggiore possibilita` di vedere pubblicati i loro dischi, sono molto affezionati alle fanzine. Sono molto propensi, quindi, a rispondere alle lettere di giornalisti fai da te. Basta inviare un IRC ( international reply coupon) per far si che non spendano nulla rispondendo. Proviamo, per il primo numero, con qualche gruppo italiano tipo Bulldozer e Necrodeath, due band di punta del thrash italiano, i primi milanesi, sono apparsi nelle compilation co Metallica, Slayer, etc. I secondi sono protagonisti di una sorta di death grind primordiale che tanta scuola farà alla fine dei `90. Proviamo anche a spingere trasversalmente, interessando Alberto Rossi, il quale ci mette in contatto con Cubito, che subito ci rifila materiale del Metallica Fan Club. A quei tempi i Metallica non erano ancora teste di cazzo. Erano solo adolescenti brufolosi, ripieni di merdosa birra americana, che non conoscevano la differenza fra strofa e ritornello. Tutto sommato erano simpatici, soprattutto per gli atteggiamenti da cazzoni. Famosissimi per la loro incapacita` di suonare brani dal vivo senza sbagliare… (Continua al prossimo post)

giovedì 9 aprile 2009

L' Acqua della novantanovesima cannella



Osvalda! - ride Antonino - mettiti sul muretto che facciamo una foto con i bimbi!


Marialaura! - ride papà Antonino - mettiti sul muretto della fontana che facciamo una foto!

Gianluca!Simone!- ride nonno Antonino -
mettetevi sul muretto della fontana che facciamo una foto!

Patrizia, amore - ride Gianluca - mettiti sul muretto che facciamo una foto!

Mila! Marialaura! - ride papà Gianluca - mettetevi sul muretto della fo
ntana che facciamo una foto!

lunedì 6 aprile 2009

L'Aquila


Gianluca Di Renzo
L'Aquila
26 Agosto 1968

Era la mia città.

martedì 31 marzo 2009

Ventimila seghe sopra i mari


Sono il ragazzo brufoloso che incontrereste nell’atrio della scuola, scambiandolo per uno delle medie. Sono il giovane da picchiare nel bagno, durante la ricreazione, sono la vittima alla quale rubare la pizza o svuotare il portafoglio, Sono il piccolo Fantozzi da mandare a casa senza le scarpe nuove. Insomma sono lo sfigato, ancora toppo spiumato per le superiori,e troppo vecchio per l’asilo. Come tutti gli imberbi tredicenni sfigati mi diletto di hobbies i quali nulla hanno a che fare con la topa. Dalla costruzione di aerei da guerra, alla collezione di Diabolik, al tennis condominiale, con racchette dalle corde di budello. Agli inizi degli anni ’80 è una sciagura non avere i requisiti per cuccare e il rifugio nelle larghe braccia della musica rock è la corazza ideale per salvarsi dai veri maschi dall’ascella all’ormone di facocero. La stagione estiva ’82, si apre con il dilemma del guardare le partite dei Mondiali, oppure fare altro. Per chi non è stato giovane durante i mondiali dell’82, è necessario ricordare che l’assenza dalle vicinanze di un televisore, durante le partite della nazionale, era passibile di scomunica da parte, di amici e parenti. Alcuni dei marchi di infamia, simili ad un branding effettuato sull’esterno coscia tipo manzo nei film con John Wayne, consistevano nell’epiteto di “ricchione” (ossia colui che predilige altri sport che non siano il pallone), oppure “Secchiò” (colui che predilige gli studi alle attività sferico – ludiche), o altro tipo “Cujò” ( ossia “coglione”, colui che sceglie di fare altro). C’è qualcosa nell’aria, oltre all’odore delle mie scarpe da ginnastica sul davanzale della mia finestra. Si sente che quella sarà un’estate particolare. Inizio quindi la mia stagione di pesca, tentando di snobbare gli eventi sportivi, tra la disapprovazione dei miei vicini di ombrellone, i quali abitano a forcella e vanno in giro con le ciabatte tricolore, sfoggiando canottiere con il volto di Franco Causio con l’aureola. Ci sono anche i Rolling Stones che stanno per arrivare, ma a me, a tredici anni, non è concesso neppure andare a veder i concerti serali dell’organista in chiesa. Tra un nastro degli Ac/Dc e uno dei Jethro Tull, i mondiali iniziano, con i baffi di Claudio Gentile tra gli argomenti da prima pagina di tutti i telegiornali. La tensione sale su Bearzot e sui risultati non esaltanti delle prime partite. Addirittura si rischia la figura di merda con il Camerun. Kazzo di negri! Quando succedono queste cose, il fastidio sado maso che impongo, perdendo queste partite, è quasi piacevole. E’ una sorta di stimolazione da contrarre l’ano. Intanto sulle spiagge, chilometri di gazzette dello sport, vengono sfoggiate tra un olio all’estratto di cocco ed un camillone al gusto fragola e panna. Passo senza commozione di ritorno dal molo, avendo scelto la pesca come attività fuorviante. Sembra che anche i pesci stiano osservando il mondiale, tanto che le catture sono rare e di scarsa rilevanza. Noto con piacere che i frangiflutti, si svuotano, con l’avanzare dell’Italia, nelle qualificazioni. Tra le rocce, ricoperte di cozze e alghe, risuonano gli stridenti urletti delle radioline a rompere il meditativo silenzio dei pescatori. Con estremo culo e tre pareggi, l’Italia passa ai quarti. Il girone che si presenta agli italioti tutti è sconcertante: capitiamo insieme a Brasile ed Argentina, praticamente è come mettere il pisello sulla riva del Nilo con i coccodrilli a pelo d’acqua. In spiaggia si iniziano ad effettuare strani riti propiziatori. La comitiva di napoletani che occupa la spiaggia, ricaccia antiche cerimonia, che rasentano il sacrificio umano. Ogni estraneo, per principio, porta sfiga. Le palle dei più anziani,nonno, zii, bisnonni, vengono sfregate più volte al giorno. Chi non arriva in spiaggia, tenendo sotto braccio una Gazzetta dello Sport è un untore di sventura. Cerco di defilarmi dall’isteria collettiva: Gentile si taglierà i baffi? Rossi non segna perché non tromba da più di due settimane con la moglie? Oppure: Antonioni è frocio? Arriviamo così al fatidico ventinove giugno millenovecentottantadue: Italia Argentina. Nella mattinata c’erano già state le prime avvisaglie. Uffici chiusi, negozi alle prese con inventari fuori stagione. Pronto Soccorso con i bagni allagati, Pompe Funebri senza casse in magazzino. Nessuno può morire, nessuno può farsi male, nessuno può non guardare la partita. Se fosse arrivato un Berlusconi, quel pomeriggio, ed avesse preso possesso del parlamento, con una giunta militare guidata da Pinochet, a nessuno sarebbe fregato un kazzo. Il televisore era l’unica ragione. Per tutti, tranne che per uno: il sottoscritto. Impassibile, imperturbabile, alle ore 14,30 esco di casa, con cestino, canne , esche, questa volta nell’indifferenza generale. Nessuno si accorge della mia assenza. Fuori un silenzi da dopo bomba, rotto solo da una monocorde voce di Martellini, che fuoriesce da qualsiasi finestra di casa nella quale ci sia un briciolo di vita. Con un passo che risuona alla “Five o’clock in the morning” dei Village People, scendo sotto al molo sud. Nessuno. Niente. Ombrelloni chiusi, serrande abbassate, barche ferme, granchi immobili, cozze serrate sugli scogli. Lì in quel momento, capisco e comprendo di essere il “vero coglione” che è sceso al mare per fare qualcosa “controcorrente”, sapendo che quel gesto non verrà notato da nessuno, perché non c’è nessuno. Arrivo con scioltezza fino al faro e mi appresto a questo inutile esercizio di stupidità dell’essere diverso a tutti i costi. Ma il silenzio amplificato dall’ampiezza degli spazi, mi riporta lontani gli echi delle case all’Orientale, dove branchi di italioti infoiati, urlano, sudati, contro il tubo catodico. Ogni tanto la brezza marina risuona delle beluine urla dei miei concittadini. Solo, in questo silenzio, accucciato sullo scoglio, nel fremito del piacere di una privazione, che nessun uomo sano di mente potrebbe approvare, inizio, dolcemente a frugarmi nel costume. Una sensazione di caldo umido, aggredisce la mia mano, appena tolta dall’acqua, facendomi indurire l’attrezzo. Decido il gesto clamoroso, che da anni mi frulla nella mente, senza che mai abbia potuto concretizzarsi a causa dell’affollamento del luogo. Inizio a tirami l’arnese. Ma non è una sega veloce ad evitare lo scandalo. E’ una sega progressiva, ritmata, effettuata prima nella posizione accovacciata, poi, mano a mano si fa sempre più esplicita. Nell’altra mano stringo sempre la canna da pesca, come stringessi due cazzi contemporaneamente. Eccitato dal rischio di essere toppato e con il desiderio di essere toppato, al mia timida erezione iniziale, si trasforma in un principio di priapismo. E’ il cinquantaseiesimo del primo tempo, mi alzo in piedi sullo scoglio, a gambe larghe, con il kazzo rivolto a levante. Ormai, sono nel deliquio totale, tiro, tiro, tiro, Tardelli…Goooooooaaaaallllll!!!!! Torno a casa a tarda sera, tra lo strombazzare di una città esplosa in un’orgia di esternazioni di bassa dignità animale. Trovo il vicino che sbava, violaceo, ansimando sullo zerbino. Entro a casa. Mio padre, con lo sguardo tra il rimprovero e la commiserazione, freddo mi apostrofa: “Non sai che spettacolo ti sei perso!”. “Sapeste che spettacolo vi siete persi voi!”. Penso e mi chiudo in camera.