giovedì 5 febbraio 2009

Morte di una nazione

Quando ho iniziato a prendere coscienza del paese in cui sono nato, è stato molto presto. Avevo cinque anni ed abitavo a Milano. Spesso accompagnavo mia zia all'Università Statale. Era il 1973. Ricordo gli scontri tra manifestanti, i lacrimogeni. Ci buttavamo a terra per evitare le cariche. Ricordo la violenza della malavita, le rapine sotto casa , gli scippi, le aggressioni. Non sono immagini filmiche come le finzioni ridicole di Tarantino. Questo era un film italiano. Poi i "fantastici anni '80", quelli del disimpegno, il vero principio del declino italiano. Tutto leggerezza, fashion, allure, brand, accounting, launch, branch, creative manager, mercial banking, senior consulting. Infine i novanta delle tangenti o " della scoperta dell'acqua calda". In tutto questo caos di figliocci di operai che diventavano dirigenti di partito, amici dei manager, dove gli operai annoiati, diventavano sindacalisti e poi sindaci, la Mafia, silente, con qualche alzatina di voce, ha mandato i suoi figli all'Università al nord, a sciacquare soldi in palazzi e finanziarie. Meglio non far casino, va tutto bene in superficie, basta dare in pasto al popolo promesse di benessere, concessione di somigliare ai ricchi andandoli a binocolare a Porto Cervo. Il popolo si è addormentato piano, ma si è addormentato. Ho avuto sempre il senso della memoria, il capire che quello che stavo vedendo da bambino, lo avrei nitidamente ricordato ed interpretato, da grande. Ho vissuto, ascoltando leggendo, decifrando le parole delle persone, intuendo gli avvenimenti, esaminandoli, come fossi un adulto, nel corpo di un uomo che cresceva con gli anni. Ora quell'uomo già grande per osservare, è stato raggiunto dall'uomo che sono fuori, un quarantenne. Queste due persone si uniscono finalmente. Quello che vedo ha finito ormai, di preoccuparmi, di angosciarmi, di indignarmi. Ho raggiunto un pericoloso punto di non ritorno, come quando un minatore che è stato in miniera per vent'anni, non tossisce più inalando un gas tossico. La caduta del mio paese verso il baratro del nulla culturale, istituzionale, politico, del quale non mi sento assolutamente responsabile come cittadino, è tanto catastrofica da sembrare priva di conseguenze. Gli ultimi avvenimenti, sebbene un dettaglio, all'interno di una situazione generale irrecuperabile, sono sintomatici del clima di nuovo Medioevo post industriale: un misto di terrorismo religioso, unito a ritualità pagane, mediato da profonda ignoranza, grettezza morale, perdita di dignità. Siamo diventati dei cavernicoli digitalizzati, dei bigotti che aizzano figle adolescento con tette rifatte, siamo mariti e mogli di bodrille e grossisti di carni col Suv, di quelli che vanno con le puttane ucraine ed hanno la foto del papa in camera. L'aspetto peggiore è quello del mondo giornalistico. Chi legge tra le notizie, può capire quanto servilismo al potere, alla chiesa si nasconda dietro le notizie che inneggiano al pietismo peloso, alla sacralità della vita, alla moralità dei guardoni e di chi si fa guardare, con la scusa di essere richiesto dal popolo. Quanto anonimato ci sia , per le figure degne di considerazione e rispetto e quanto invece, lo stupro diventi viatico per una esposizione massmediatica con richiesta di relativo cachet. Tutti hanno fretta, tutti fanno cose più importanti degli altri: lo capisci quando sei l'unico ad inchiodare la macchina davanti le strisce pedonali. Ci hanno insegnato ad odiare il voto, lo hanno svuotato come il guscio di una cozza, non perdendo un briciolo del loro potere di delega. Così i vecchi insegnano ai discepoli che bravura è coglionaggine, furbizia è sopravvivenza. Quando penso all'Italia tra qualche anno, mi sembra di rivedere un film di Mel Gibson di quasi 25 anni fa: Mad Max, oppure di leggere un libro di Terzani sulla caduta dell'Impero sovietico: Buona notte Signor Lenin. Un'Italia balcanizzata, una Sarajevo, dove la guerra non è mai avvenuta, ma la distruzione si è propagata per implosione. Branchi di italiani affamati, armati, lottano per la sopravvivenza saccheggiando campagne, uccidendo, mentre contadini si difendono, con barricate. Paesi con il coprifuoco, dove gli estranei vengono catturati e giustiziati sommariamente, bambini abbandonati ai cigli delle strade, nel ricordo delle fotografie dei piccoli ebrei a Varsavia durante la guerra. La narcosi elettronica non ci fa leggere il futuro. L'uomo cresciuto dentro di me, ricorda, mi parla. Riesco a capire e faccio finta di niente...

Nessun commento:

Posta un commento