sabato 2 gennaio 2016

Il Panettone di Don Rocco.



Il panettone troneggiava sul piccolo piedistallo di porcellana finissima,  nella vetrina  dell’Antica Pasticceria Fratelli Cenci. Tutti i paesani si fermavano a guardare quella meraviglia. Uno zuccotto bronzeo, tenuto stretto da una carta decorata in motivi natalizi. Anche Don Rocco Mariotti, il medico del paese ,tornando dall’ambulatorio, si bloccò, attratto da quello visione Il dottore diede un tiro al suo mezzo toscano, alzando il sopracciglio sinistro. Sì, era proprio un bel dolce. Non i soliti dolci che la moglie Ida usava preparare sotto le feste. Quel panettone lo aveva già visto, in televisione, nelle pubblicità del Carosello, al bar, quando tutto il paese si riuniva per vedere Mike Bongiorno.   “Essè, lu galiuppe!” esclamava il barista. Tutti i presenti favoleggiavano sulla bontà di quel panettone che il comico piemontese brandiva, nello sketch in bianco e nero. “ Ci stanno pure i canditi dentro!” diceva Pasquale la “Chi Chi”, lo stupido del paese “Me lo ha detto il mio compare, che sta a Milano!”. Don Rocco aveva deciso: doveva avere quel dolce per Natale. Dall’altra parte della vetrina, Nonna Adele, continuava a prendersela con il marito. “Possibile? A momenti arriviamo sulla luna e siamo costretti ad andare in bagno, sotto in cantina?” Il Cavalier Pietro Cenci, titolare della blasonata pasticceria, ormai rimasto solo al comando, dopo la morte del fratello, ascoltava quella tiritera da qualche mese a questa parte. “Adè, il balcone della camera da letto, già lo abbiamo chiuso con la vetrata, il lavandino ci sta. Manca solo la tazza; vedrai, prima di Natale arriva e la montiamo giusto in tempo per le feste!” Ma Adele non volle sentire ragione. Costrinse  Pietro ad andare a sollecitare Terenzio, proprietario della bottega “Merce Varia”, una sorta di magazzino, allestito in un vecchio fondaco, dove si poteva trovare di tutto, dai mattoni alle olive in salamoia. “Cavaliè, purtroppo i cessi buoni non mi sono arrivati, il Trigno ha straripato ed il camion che veniva da Vasto è rimasto in panne. C’ho qualche tazza, ma è di quelle di pessima qualità: una porcellana sottile che sembra la carta velina. Va bene per il bagno della stalla ma, per una casa no.” Il Cavalier Cenci mostrò tutto il suo disappunto. Poi, dopo aver considerato, le conseguenze di un mancato montaggio del sanitario, sui rapporti coniugali, decise” “ Vabbuò, prendo quello che avete! L’importante è che chistu’ ciesso venga pronto per Natale”. Nel pomeriggio il bagno fu montato per la gioia della famiglia, la quale, tutta al completo, volle presenziare alla “quagliatura” del nobile presidio igienico. La notizia del “montaggio” arrivò perfino al bar del paese, dove qualche temerario espresse forti  dubbi sul fatto che un donnone come Adele avrebbe potuto usufruire del gabinetto lungo e stretto, costruito sul balcone. Donna Adele era stata una bella donna molti anni prima, ma ora… I seni prosperosi, con gli anni ed il lavoro vicino al forno, era diventati delle zavorre pesanti e cadenti, tenute da reggiseni rinforzati. I fianchi mediterranei erano deragliati in un ciambellone di ciccia che contrastava la gravità solo grazie alle “panziere” di lana marrone.  Quello che impressionava di più era l’enorme sederone, cresciuto negli anni a forza di assaggiare dolci. Le uniche vestigia di gioventù erano le gambe: snelle nervose, dalla caviglia sottile, miracolosamente scampate a questo naufragio corporale. I nipoti la chiamavano “Nonna Tacchina” perché, sembrava proprio un volatile da cortile. La sera della Vigilia, Donna Adele e il Cav. Pietro erano stati fino a tardi in pasticceria a preparare le ordinazioni per il pranzo del giorno dopo. Don Rocco era passato ad ordinare il panettone, raccomandando di impacchettarlo in una confezione, da poter ostentare a tavola, per l’invidia dei parenti. I coniugi Cenci andarono alla messa di Natale in fretta e furia. Donna Adele commise l’imprudenza di coprirsi poco.  Quella notte di Natale fu particolarmente fredda.  Tutti dormivano. Tutti tranne Adele. La temperatura e la fatica avevano risvegliato le sue coliche intestinali. Si rigirava nel letto in preda ai dolori. Il marito non si accorse di nulla, tanto era sotterrato dal rantolio profondo del suo russare. Adele non ce la faceva più. Una fitta più dolorosa delle altre , la fece scattare dal letto. Non poteva fare in tempo ad arrivare fino al bagno del piano terra. Aprì, la porta del balcone, sollevando velocemente la vestaglia. Dondolando, si lasciò cadere sulla tazza. Il rumore del sanitario in frantumi, fu sordo. Subito dopo, un urlo di dolore, intenso, lungo, lancinante, squarciò il silenzio della Santa notte. Il sederone bollente di Adele aveva avuto un effetto dirompente sulla tazza di pessima qualità, ghiacciata a causa del gelo notturno. Il Cav Cenci saltò dal letto. La scena che si trovò di fronte, una volta entrato nel stretto bagno, superò la sua fantasia: Donna Adele seduta per terra, a culo nudo, sul cumulo di frantumi di coccio. Don Rocco Mariotti ebbe il suo panettone quella notte. Ma non fu quello che aveva visto in vetrina. Fu il sederone di donna Adele sotto i riflettori del suo ambulatorio, sederone dal quale, il dottore, passò tutta la notte a levare, con la pinza, decine di pezzi di porcellana.