sabato 4 luglio 2009

Uno shampuuuu alla Gaber


Ogni tanto arriva Stefano V. a prendermi per una passeggiata. Stefano e` un rollatore di eccezione, procuratore di ottimi fumi di ogni specie e qualità. Stavolta ha portato due pezzoni di nero, di quello pesante. Ci sarebbe da farsi le canne per otto affamati, ma siamo egoisti e ce lo rolliamo in due carciofoni da respirazione artificiale. Stefano ama molto i Marillion e l`occasione e ` buona per mettere su una cassetta con “Fugazi”. Adesso gira un pezzo “Jigsaw”, mentre i carciofi prendono una inesorabile via al nostro cervello. L`aria si fa densa, di colpo e` notte, iniziamo a perdere cognizione e sensibilità sulle nostre gravità. Ci troviamo nello stanzone a due metri dalla governante che non si accorge di un cazzo. Dalla finestra si affaccia il testone molle della centenaria tartaruga del giardino. Sembra partecipare allo sconvolgimento, ha delle movenze da strafattona. Decidiamo di uscire in quelle condizioni. La governante ci blocca. La vecchietta arzilla, per qualche bicchiere pomeridiano, vuole intrattenerci sui problemi della spesa quotidiana al mercato. Vedo Stefano visibilmente barcollante appoggiarsi al tavolo di marmo della cucina. Mi rendo conto di avere lo sguardo di un bue sul bancone del macellaio, ma la vecchia non se ne accorge. La vecchia parla ,parla, ci straccia i coglioni, ormai il fumo ci e` arrivato su per il culo. E` una martellata inesorabile sulle tempie. Tra poco, se la vecchia non smette, gli vomito la pasta e fagioli della mensa, in formato predigerito, addosso. La vecchia ci saluta prendendo la via delle scale ed e` in quel moneto che Stefano crolla a terra come un vecchio sacco di patate. Rido, rido da schiattare. Prendo un secchio di acqua e lo rovescio in faccia Stefano. Si riprende, anche se non sembra accorgersi di essere bagnato dal collo in su. In preda alla fame chimica, ci scrocchiamo l'intera torta con le mele, che la mamma mi ha fatto riportare da Ortona. Subito dopo, Stefano decide di farsi un shampoo. Mi esorta ad andarlo a comprare insieme. Andiamo all`Upim. Camminiamo affiancati con un passo di quelli che vediamo fare ai tossici più strafatti, quando li incrociamo con disprezzo, adesso gli strafattoni siamo noi. Entriamo nel supermercato. Sembriamo Reeves e Hurt, quando devono ammazzare Joe La Pizza in "Ti amerò fino ad ammazzarti".Ci vogliono due ore per individuare uno scaffale con qualcosa sopra che assomigli a bottigliette di shampoo. Stefano ne prende una. La guarda, mi guarda, lo riguardo, lui riguarda la bottiglia. Andiamo avanti con questa sequenza per decine di minuti ,fermi, immobili, lui con la bottiglietta in mano e noi due giù a guardarci, fino a quando applichiamo una variante, guardandoci indietro. Scopriamo che l`intero reparto, commesse e clienti, sono dietro di noi che ci guardano mentre ci guardiamo, quasi fossero ad una partita di tennis. Saranno quasi venti persone. Senza il minimo imbarazzo Stefano si mette in tasca lo shampoo e usciamo tra il silenzio ebete degli astanti, ovviamente senza pagare. E` necessario un flacone di collirio, per andare a mangiare dai nonni senza farmi accorgere di nulla.

5 commenti:

  1. non devi esserti annoiato per niente qualche anno fa.. bella l'immagine del supermercato, la partita a tennis.

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  2. innanzitutto grazie, che con l'ultima tua segnalazione sul blog ci ho fatto un post.
    poi il pezzo è come al solito fantastico..l'ultimo parte in particolare!
    e anche lo sguardo del bue sul bancone del macellaio..rende proprio bene.
    alla prossima

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  3. L'ultima volta che è capitato è passata veramente una vita, ma ricordo che mi aveva preso pesante, mi girava la testa ed avevo voglia di vomitare. Non stavo nemmeno in piedi molto bene, le gambe con i nervi pettinati e pesantissime. Allora con gli amici, dopo una lunga discussione si è deciso di sederci in macchina, era inverno, notte, e faceva pure molto freddo. La parola d'ordine era stata "aspettiamo prima di ripartire in queste condizioni perchè alla prima curva la raddrizziamo" - concetto ribadito per un tempo indeterminato da tutti a turno. Allora poi siamo saliti in macchina, acceso il motore per riscaldarci ed io, solo io, papale papale mi sono allacciato con parecchie difficoltà la cintura, gli altri intanto mi guardavano perplessi visto che eravamo e saremmo rimasti fermi, e dopo un po' nel silenzio generale ed allucinato ho detto a quello che era seduto al posto di guida "cazzo vai più piano che ci facciamo del male". Loro sono scoppiati a ridere e pure io dopo un po'.

    Altri tempi. Il tormentone delle cintura di sicurezza è durato poi per anni...ovviamente.

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  4. Sei proprio un delinquento! Ma? Ma? Hai messo Du Hast nella playlist? Quella mi ricorda la MIA prova all'università invece. Quando un nostro (di chi occupava la casa) amico voleva sapere il nome di un cazzo di sottomarino nucleare di un documentario ed ogni volta che il piero angela della situazione stava per nominarlo noi si cambiava su MTV dove c'era DU HAST e quello si incazzava terribilmente. Ora io vendo scarpe e ascolto lamentele di vecchiarde mentre lui fa l'avvocato. Ah, credo che poi glie l'abbiamo fatto sentire il nome del sommergibile

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