martedì 17 marzo 2009

Confessioni di una mente pericolosa 1 (Poemi dell'hashish)


Prefazione

Inizio qui una serie di racconti, riguardanti alcune avventure che ho avuto l'onore/disonore di vivere, durante gli anni della prima giovinezza, in ambienti universitari e non. I miei complici, qualche anno fa, hanno pubblicato un libro sulle vicende. Io vorrei completare la cronaca. Vi prego di continuare ad apprezzare la mia persona, anche dopo aver letto le storie che scorreranno sul mio blog in queste settimane. Lo so, tutte le prove saranno usate contro di me, ma di questi tempi, qualcuno potrebbe trovare sollievo al solo pensiero che protagonista di queste storie non sia stato egli stesso.


Qualche scapigliato nordeuropeo, di quelli ricchi che, non avendo un kazzo da fare, ha dedicato la sua vita gli abusi ed alle lettere, ha sublimato il consumo delle droghe attraverso il resoconto di esperienze sotto l`effetto delle stesse. Nonostante l`effetto talvolta, innegabilmente piacevole del consumo di cannabis e suoi derivati e per mia fortuna non conoscendo gli effetti degli oppiacei, della coca e delle droghe di sintesi, devo dire che questi kazzoni, hanno idealizzato ai giovani un mondo, che tutto sommato avrebbe potuto essere sostituito, da banchetti di alta qualità e da un forte consumo di gnocca. La topa non ha controindicazione ed e` linguaggio universalmente riconosciuto, anche se i pericoli del culo, ultimamente, fuorviano il giovane, intimidito da femmine sempre più aggressive. Così per essere normali, anche noi all`epoca, abbiamo dato valenza artistica a pratiche altrimenti da curva sud laziale. La lettura di Baudelaire, Mallarmè, Verlaine e Benjamin, ci spinge a tentare una strada pecoreccia, tipo acid test americani. Ci riuniamo quindi nella mia stanzetta di via XX settembre, per consumare smodatamente dell`hashish, tenendo a secco un nostro amico ,tale R., il quale viene costretto a registrare i nostri discorsi e le nostre sensazioni, sotto l`effetto della cannabis. Io, G., C., B., uno dei fratelli C., R. ci ammucchiamo per terra, mentre il F. tiene il taccuino. L`esperimento presenta notevoli spunti, tanto che alcune frasi storiche vengono coniate e lasciate ai posteri da questa importante seduta. Nostro nume tutelare e` il compianto Chuck Shuldiner, leader dei Death, autore di una intervista su di una nota fanzine svedese o norvegese. Il motto coniato dallo Shuldiner e` contenuto nella risposta alla domanda che l`intervistatore, l`altro compianto Hyeronimous leader dei Mayhem gli pone. “What about your next projects?” chiede H. e Chuck lapidariamente risponde: “ To find a long blond-haired woman who suck my cock and let me shoot my cum into her mouth and all over her face!”. Forti di questi principi, affrontiamo la serata pieni di iniziativa, ma la qualità del fumo ed i percorsi linguistici, ci fanno prendere una piega diversa. C., in crisi con la sua ragazza, a causa nostra e delle nostre notti brave, incomincia ad avere manie di gerontofilia, monopolizzando il suo pensiero sulla mia governante ottantaquattrenne che dorme nell`altra ala dell`edificio. Intuiamo subito il pericolo, senza un`azione di forza, già mi vedo cacciato da casa con l`accusa di stupro di anziana. C. di colpo, brandendo senza motivazione un mio rasoio usa e getta, imbocca la via delle scale per andare verso la camera della vecchia, urlando a gran voce le sue intenzioni sessuali o depilatorie. Lo raggiungiamo a pochi metri dalla stanza e lo solleviamo tappandogli la bocca, trovando l`uscita e la mia salvezza. Giunti in piazza, la sua follia bulbicida non si ferma. Aizzato dagli altri e dalla mia nota insensibilità al dolore, sotto l`effetto di alcol e fumo, inizia a fare apprezzamenti negativi sul modo nel quale mi rado di sovente. Il dissenso monta, si amplifica, si trasforma in disapprovazione. Vengo afferrato da quattro energumeni. Sotto gli occhi di gruppi universitari, in una sera non eccessivamente tarda, al centra della piazza del Capoluogo regionale, il C. , mi rade a secco in maniera approssimativa e criminosa, urlando frasi sconnesse circa la missione igienica dei barbieri. Il mio dimenarmi fa si che la rasatura non sia nè regolare nè precisa. In poche parole, la mattina dopo mi presento all`università, senza la barba da un lato, con un baffetto alla Hitler e con numerose ferite di arma da taglio sul volto, suscitando forte ilarità tra i convenuti presso l`aula di disegno all`ultimo piano. Della serata esiste un testo ed un cartellone scritto che gelosamente conservo.

6 commenti:

  1. la prefazione e il primo capitolo mi fanno temere il seguito... al momento la tua immagine non risulta essere compromessa. Aspetto la prossima puntata. Sarebbe interessante passare allo scanner il cartellone

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  2. Il cartellone dovrebbe essere nascosto da qualche parte in cantina. Vedrò cosa posso fare per la scansione...

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  3. Minu mi ha anticipato .. ANCHE IO voglio vedere quella scansione. Sono queste .. (beh non immaginavo proprio di spingermi così tanto) .. le cazzate che mi mancano della mia scialba giuoventù

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  4. Ciao, ti scrivo per chiederti il permesso di utilizzare (indicandolo) il commento che hai lasciato su "vota gli album di springsteen" per fare un post su darkness on the edge of town.

    ciao, silvano.

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  5. ti ho linkato. non voglio perdermi assolutamente il seguito. il merito dei deliri è giusto riconoscerlo all'alcol. sinceramente a me l'hashish non mi ha mai dato l'input di molestare vecchietti o di usurpare le amiche con cerette impazzite.

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  6. Penso che non mi perderò una puntata, riconoscendo in questi deliri il clima che si era creato nella famosa "Ca' de camel" (così ribattezzata dai conpaesani per il murales con un cammello sulla facciata) di proprietà di mio cugino.

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