sabato 23 febbraio 2019

Il puzzo della vittoria



Sto gonfiando il karma. Mi sto preparando psicologicamente. Tutto accadrà quanto prima. Ho già allenato la mente con una serie di sogni di felicità distribuiti, in ordine sparso, durante le mie notti disturbate. Sono progetti di cose concrete che realizzerò non appena  quello che ho previsto, succederà, stravolgendo la mia vita e quella dei miei cari: vincerò all’Enalotto o trovando il Gratta e Vinci fortunato. Non sono quando ma sarà così. Non una cifra esorbitante ma la giusta quantità di denaro, sufficiente a coprire i miei debiti e realizzare le cose che mi permetteranno di vivere in serenità l’ultima parte della mia vita. C’è solo un ostacolo da superare: non gioco. Il fatto è che costa troppo e ogni volta che entro in un bar o una tabaccheria e potrei acquistare un biglietto vincente, evito di farlo, preferendo tenere in tasca i miei soldi. Per ottenere risultati ci vogliono disciplina, impegno e caparbietà, tutte doti che a me mancano. Dovrei minimizzare i costi, facendo leva sull’ispirazione che mi condurrà senza grande esborso economico, ad entrare in una rivendita e acquistare, al primo colpo, il tagliando che mi cambierà la vita.
Mi vedo varcare la soglia di questo bar dove, muratori e camionisti sono intenti a guardare lo schermo sul quale, i n continuazione, vengono estratti numeri che non si allineeranno sulle loro schedine. Li vedrò accartocciare le loro matrici con una smorfia di disappunto. Sarà in quel preciso momento, il quale precede la formulazione di una nuova sequenza numerica da parte loro e la fila presso la ricevitoria, che si creerà un vuoto nel flusso dei desideri e delle speranze altrui. In questo nulla, sgombro dai sogni degli altri, io avrò i numeri giusti. La sequenza scorrerà inesorabile sullo schermo, mentre guarderò attonito l’allineamento astrale sulla mia schedina. Sarò percorso da un rush caldo e tuttavia dovrò camuffare una certa indifferenza nonostante la felicità inizi a pervadere la mia anima. In quel momento avrò gli occhi puntati addosso e dovrò stare attento perché i miei contendenti potranno circondarmi e, in combutta tra loro, strapparmi dalle mani la cedola vincente, per appropriarsi dei miei denari e sotterrarmi nel retro del bar, dopo aver fatto a pezzi il mio cadavere. Dovrò uscire dal locale con calma, entrare nel furgone, mettere la sicura e allontanarmi senza andare troppo di fretta, assicurandomi che i suddetti muratori e camionisti, accortisi in ritardo della vittoria, mi possano inseguire e buttare la mia macchina sotto un fosso. Arrivato a casa, potrò sfogare la mia gioia, urlando a squarciagola, nello sgabuzzino. In seguito, arriverà il mome
nto delle decisioni su come e se condividere la vittoria con la mia famiglia. Potrei comprare una buona bottiglia e annunciare l’accaduto a cena o realizzare tutto quello che ho progettato, di nascosto, simulando ancora per qualche periodo lo stato di indigenza, per poi fare una sorpresa agli altri. Ultima possibilità: potrei fare armi e bagagli, lasciare la maggior parte della cifra a mia moglie e alle mie figlie e fuggire nello Sri Lanka per realizzare il mio sogno di lavare elefanti per il resto della mia vita. Lontano da casa però, abbandonerei la mia famiglia nelle mani dei soliti muratori e camionisti i quali, dopo essere venuti a conoscenza del fatto che, nel bar da loro frequentato, c’è stata una grossa vincita, potrebbero risalire a me e oserebbero tenere in ostaggio i miei cari, costringendomi a tornare dallo Sri Lanka, lasciando i miei elefanti insaponati. Una volta tornato, sarei costretto, a cedere i denari vinti a questa banda di manovali, abbrutiti da anni di sconfitte alle slot machine, incattiviti da Gratta e Vinci grattati male, da numeri arrivati in sogno da zie e padri tornati dall’aldilà. Camionisti convinti che numeri ritardatari, prima o poi debbano uscire, in barba alle leggi del calcolo delle probabilità, come se i numeri avessero un’anima o fossero benevolenti verso chi li invoca continuamente. I numeri non sono riconoscenti, i numeri sono impietosi come quelli che contano gli anni passati a sognare dei sogni che ti permettono di sopravvivere, sperando in un domani migliore, domani che è appunto uno , il quale sommato ad un altro domani fa due. A forza di contare si arriva al giorno in cui, non avendo mai giocato, per paura di perdere, si è perso tempo e l’ultimo desiderio è quello che un bravo artigiano faccia un buon lavoro, quando verrai tumulato nel loculo. Lo sapevo: alla fine bisogna sempre fare i conti con un muratore.

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