domenica 17 febbraio 2013

I'm out of touch


Domenica di febbraio. C'è qualcosa che attrae in modo irresistibile verso il mare. E' come se le mura di casa, l'orizzonte chiuso ti soffocassero; devi assolutamente cercare un luogo aperto alla visuale, per poter respirare. Se non vado in bici per i miei soliti allenamenti, vado al mare. Il cane mi guarda, è pronto per entrare nel furgone, lo sa che andremo in spiaggia.
 E' strano notare la stessa ansia in lui, la stessa voglia di fare quattro passi sulla riva, la mattina presto. Non c'è nessuno. La spiaggia è ancora "fuori uso", ad aprile ci saranno i primi preparativi per la nuova stagione. Metto in cuffia un pò di musica e passeggio guardando i primi chiarori. Questa mattina è stato diverso. Mentre ero assorto nei miei pensieri, nel succedersi dei brani in sequenza non ordinata, mi è capitato un pezzo particolare, che mi ha fatto ritornare con la mente ad un determinato periodo, un pezzo di Dayl Hall & John Oates: "Out of touch".

 Di colpo mi sono trovato nella camera di questo mio amico quasi ventinove anni fa. Non ero solo, con me c'erano Marco, Andrea, Antonio, Eugenio. Era un momento particolare della nostra adolescenza. Vivevamo quel passaggio che precede le scelte per la vita che dovevamo vivere, dagli studi, al militare, alla possibilità di imbarcarsi, al continuare le attività di famiglia. Nella stanza c'era un Commodore 64, con il quale giocavamo a "Ghostbusters". La grafica era terribile, ma per noi era come vivere nell'era spaziale. Era il periodo dell'Impavida pallavolo in serie A1 e delle grandi seghe sulle ragazze del paese che ci piacevano. Febbraio era anche il periodo che precedeva le gite lunghe della scuola. A tale proposito si formulavano progetti astrusi sul comportamento da adottare durante il viaggio d'istruzione. Ci dividevamo in chi aveva il motorino e chi no. Io ero posto in una via di mezzo. Avevo restaurato una Graziella, verniciandola di nero e customizzandola con il mio nome "anglofonizzato": Jan Lucky. Ci andavo a scuola e qualche volta al mare. Era bruttissima, tanto che, una volta, la lasciai per il corso e ritornai a casa a piedi, scordandomi di lei. Me ne accorsi la mattina dopo e una volta arrivato sul posto, col timore che l'avessero rubata, la trovai appoggiata sui bidoni dell'immondizia. A quei tempi ascoltavamo di tutto: io ero quello della compagnia, dai gusti più estremi., Eugenio era il raffinato, Marco amante della musica italiana. Avevo comprato un bootleg rarissimo degli X, si chiamava "Angry young lovin'", lo avevo passato su cassetta e lo avevo mischiato ad altre cose che non c'entravano niente tipo "Pyromania" dei Def Leppard e "Waiting for the sun" dei Doors. Eugenio era in pieno trip post Police e ci sfiatava con il primo di Sting. Chi ascoltava Sting, Sade, Lloyd Cole & The Commotions era giusto, chi come me ascoltava Accept, Ozzy Osbourne e Joy Division era un truzzone.


Proporre ad Eugenio sul suo megastereo Kyocera un lp heavy metal, era impossibile. Tuttavia adottai la tecnica dell'adattamento al nemico per potermi infiltrare nella sua retroguardaia. Lasciai i miei lp a casa sua, chiedendo di passarmeli su musicassetta e di registrarmi qualcosa della sua discografia. La strategia fu vittoriosa ed in poco tempo le barriere musicali fra noi si sgretolarono. Un altro pezzo che mi è tornato in mente è "New year's day" degli U2, uno dei pezzi più belli della musica rock. Mi ricordo che vidi un live da Red Rocks su Rai tre, ma questo risale al 1983 circa. Li conobbi così e per delle vecchie recensioni su "Mucchio Selvaggio".  Altre meraviglie del periodo che ho riportato alla memoria sono il Farewell Concert degli Who da Toronto e le dirette live dalla Germania di concerti heavy metal. Sempre a Febbraio la Rai tre trasmetteva esibizioni dei Judas Priest, dei Def Leppard, di Michael Schenker, degli Iron Maiden. Quello che mi colpiva di quel periodo è come già amassi trascorrere pomeriggi ancora freddi, passeggiando lungo le banchine o sulla spiaggia. Già andavo in cerca di qualcosa, non cosa, forse l'urgenza di veder cosa mi avrebbe riservato il futuro. Il ricordo che mi riempie di commozione è quello della "Roulette russa con le onde". A volte con il mare in tempesta, le onde erano talmente alte da scavalcare il muro di protezione del molo nord. Si trattava di correre rasente al muro con la speranza di non venire beccati dall'ondata. Spesso tornavamo a casa bagnati fradici anche a dicembre. Questo mi è tornato in mente stamattina, ricordi e basta, senza nostalgia per quel periodo, perchè la nostalgia ed il rimpianto portano alla tomba. Se dovessi passare i miei quarant'anni a ricordare i miei venti, cosa farò a sessant'anni? Ricorderò di quando avevo quarant'anni e passavo il tempo a ricordare i miei venti?

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