sabato 16 gennaio 2010

I poemi dell'hashish 1987


Qualche scapigliato nordeuropeo, di quelli ricchi che, non avendo un kazzo da fare, ha dedicato la sua vita gli abusi e alle lettere, ha sublimato il consumo delle droghe attraverso il resoconto di esperienze sotto l`effetto delle stesse. Nonostante l`effetto talvolta, innegabilmente piacevole del consumo di cannabis e suoi derivati e per mia fortuna non conoscendo gli effetti degli oppiacei, della coca e delle droghe di sintesi, devo dire che questi kazzoni, hanno idealizzato ai giovani un mondo, che tutto sommato avrebbe potuto essere sostituito, da banchetti di alta qualita` e da un forte consumo di gnocca. La topa non ha controindicazione ed e` linguaggio universalmente riconosciuto, anche se I pericoli del culo, ultimamente, fuorviano il giovane, intimidito da femmine sempre piu` aggressive. Cosi` per essere normali, anche noi all`epoca, abbiamo dato valenza artistica a pratiche altrimenti da curva sud laziale. La lettura di Baudelaire, Mallarme`, Verlaine e Benjamin, ci spinge a tentare una strada pecoreccia, tipo acid test americani. Ci riuniamo quindi nella mia stanzetta di via XX settembre, per consumare smodatamente dell`hashish, tenendo a secco un nostro amico ,tale Roberto, il quale viene costretto a registrare i nostri discorsi e le nostre sensazioni, sotto l`effetto della cannabis. Io, Gianni, Caco`, Berardo, uno dei fratelli C., Remo ci ammucchiamo per terra, mentre il F. tiene il taccuino. L`esperimento presenta notevoli spunti, tanto che alcune frasi storiche vengono coniate e lasciate ai posteri da questa importante seduta. Nostro nume tutelare e` il compianto Chuck Schuldiner, leader dei Death, autore di una intervista su di una nota fanzine svedese o norvegese. Il motto coniato dallo Schuldiner e` contenuto nella risposta alla domanda che l`intervistatore, l`altro compianto Hyeronimous leader dei Mayhem gli pone. «What about your next projects?» chiede H. e Chuck lapidariamente risponde: « To find a long blond-haired woman who suck my cock and let me shoot my cum into her mouth and all over her face!». Forti di questi principi, affrontiamo la serata pieni di iniziativa, ma la qualità del fumo ed i percorsi linguistici, ci fanno prendere una piega diversa. C., in crisi con la sua ragazza, a causa nostra e delle nostre notti brave, incomincia ad avere manie di gerontofilia, monopolizzando il suo pensiero sulla mia governante ottantaquattrenne che dorme nell`altra ala dell`edificio. Intuiamo subito il pericolo, senza un`azione di forza, già mi vedo cacciato da casa con l`accusa di stupro di anziana. C. di colpo, imbocca la via delle scale per andare verso la camera della vecchia, urlando a gran voce le sue intenzioni sessuali. Lo raggiungiamo a pochi metri dalla stanza e lo solleviamo tappandogli la bocca, trovando l`uscita e la mia salvezza. Giunti in piazza, la sua follia bulbicida non si ferma. Aizzato dagli altri e dalla mia nota insensibilità al dolore, sotto l`effetto di alcol e fumo, inizia a fare apprezzamenti negativi sul modo nel quale mi rado di sovente. Il dissenso monta, si amplifica, si trasforma in disapprovazione. Vengo afferrato da quattro energumeni. Sotto gli occhi di gruppi universitari, in una sera non eccessivamente tarda, al centra della piazza del capoluogo regionale, il C. , mi rade a secco in maniera approssimativa e criminosa, urlando frasi sconnesse circa la missione igienica dei barbieri. Il mio dimenarmi fa sì che la rasatura non sia ne regolare ne precisa. In poche parole, la mattina dopo mi presento all`università, senza la barba da un lato, con un baffetto alla Hitler e con numerose ferite di arma da taglio sul volto, suscitando forte ilarità tra i convenuti presso l`aula di disegno all`ultimo piano. Della serata esiste un testo ed un cartellone scritto che gelosamente conservo.