domenica 20 settembre 2009

Babbo Nasale on fire


C`e` un carnevale aquilano per il quale decido di rimanere. Siamo tre. B., io e R. La nostra natura malvagia ci consiglia di terrorizzare una festa nella palestra della parrocchia del Torrione. C`e` un ghigno mefistofelico, quando l`ingenuo compagno di B., un neocatecumenale invasato, ci convince alla partecipazione, sperando in eventuali conversioni che potrebbero avvenire, nel nostro caso, solo ricevendo un crocifisso a grandezza naturale, di taglio sul cranio. Questo speranzoso neocat e` già passato sotto le forche caudine del sottoscritto, durante una notte di novembre dell`anno prima. Con la scusa del soprannome Droga, sono stato avvicinato dall`incauto il quale, nell`ordine della sua convinzione evangelica, ha tentato di redimermi dall`utilizzo di sostanze moralmente e legalmente proibite. Grazie ad un piano architettato a dovere ho preparato, prima di incontrare il pio fanciullo, degli incarti di stagnola, pieni di dado vegetale, creando delle piccole dosi, buone soltanto per la cena di un orfanotrofio. Nel mezzo dell`incontro con il devoto giovine, spronato dal consigliere fraudolento B., tento invece di convertire il tapino alla droga. L`uomo inizia a fuggire. Iniziamo l`inseguimento urlando frasi del tipo: “dai che ti piace” oppure “ Dai che e` buono!”. L`uomo scappa in macchina. Prendiamo la panda di B. in cinque ed iniziamo un inseguimento tipo “Duel“. Affianchiamo la macchina del fesso , brandendo dosi in carta stagnola. Lui e` terrorizzato. Ci urla di farci da parte. Gli tagliamo la strada vicino alla caserma Pasquali, circondiamo la sua macchina, lui tenta di chiudersi dentro. E` bianco, madido di sudore. Intuisce la fine quando lo stendiamo sul cofano. Estraggo la mia dose, gliela metto in tasca, consigliando di farci un brodo ben caldo.Così inquadrato, il soggetto capisce che in fondo siamo buoni, o sembriamo esserlo fino a quando ci fa comodo. B. e R. per la festa si vestono da pirati. Io invece faccio una delle cose più ovvie, ma che ovvie non sono: mi vesto da Babbo Natale. Prima di andare alla festa , riusciamo ad ubriacarci, dato che in Parrocchia intuiamo al massimo la presenza di cedrata o coca, il che ci potrebbe provocare solo una overdose di rutti. Inizia la festa con i rinfreschini del cazzo: le patatine, le aranciate al gusto di sapone, le racchie che da ubriaco ti sembrano scopabili, salvo pentirti il giorno dopo, quando sei sobrio. La “racchia da parrocchia” e` un tipo umano temibile. Ne esistono di vari tipi: la racchia che non ha alcun concetto di contatto con l’altro sesso, una di quelle cioè, che non ballavano neanche il tempo delle mele. E` quella che immagina il matrimonio, vergine. E` un tipo di racchia che si e` fatta tutti i meeting di Woytila sotto al sole, e` pericolosa percè non sfogandosi con il cazzo, sa essere molto vendicativa con gli uomini, trovando in questa attività una sorta di intima ed umida lubrificazione. La racchia che ha anche troppa conoscenza del cazzo. E` quella che te lo strappa. Sa fare i pompini in sagrestia, dopo il catechismo, lavandosi le mani nell`acquasantiera. Difficilmente molla un adolescente se questi, tacitamente acconsente alle sua maratone del petting. Ha iniziato facendo le seghe a mani a parte, chiudendole con il tempo. Da tutti e due i tipi di racchia e` necessario stare alla larga. Esse sono deleterie, perchè impediscono la ricerca e l`approccio delle ragazze carine, anche alle feste parrocchiali. Se poi becchi la carina vizzoca, e` meglio lasciar perdere anche questa. Per lasciar perdere tutti i tipi femminili a queste feste, e` necessario presbronzarsi al bar più vicino, magari con del Montenegro, tra vecchi che giocano a carte o che fanno la schedina. Entriamo così nel salone del party dove già c’e` aria pallemosce. Ma noi abbiamo il carico alcolico e subito alcuni “Porcoddio” riscaldano l`ambiente, riuscendo a coinvolgere alcuni giovani potenzialmente “depravati” ma tenuti a freno dalla mancanza di catalizzatori e da qualche capo scout che sorveglia la zona. R. ha portato una bottiglia di Stravecchio, che subito fa il giro in questa ciurma di dormienti, all`insaputa delle racchie di parrocchia, che controllano l`eventuale presenza di alcolici sui banconi del rinfresco. Qualche alcolico ci sarebbe, ma si tratta di fragolino, un simil-vino, difficile da smacchiare dalla camicie a ottimo per capire se il tuo fegato e` ancora presente all`interno del tuo organismo.. Iniziano i giochi. Il sottoscritto si sottopone, in preda a risa incontrollabili, ai più turpi esercizi di abilità. Corsa con l`uovo. Inutile portare un uovo sul cucchiaio quando si e` ubriachi.Tra garette che farebbero perdere la dignità anche a Bricolo, arriviamo al culmine della serata. La scena delle scene. Il mio abito e` comprensivo di un paio di anfibi, non proprio natalizi, tipo skinhead che fa visita con gli amici ad un campo nomadi, il vestito di Santa Claus, ed una barba bianca sintetica, dalla quale spunta solo il mio naso, tanto che, nella festa vengo ribattezzato “Babbo Nasale”. E`la famigerata corsa della carriola. Un compagno ti porta per i piedi e tu, usando le mani a mo’ di piedi, devi correre al traguardo , cercando di tenerti sollevato con le braccia. R si e` portato un vecchio sigaro avana fregato allo zio e lo fuma a completamento del travestimento da pirata. Inizia la corsa R. tenendo per le gambe B. Poi e` la volta che io tenga R. per le gambe. La variante della nostra staffetta, prevede invece dello scambio del testimone, quello del sigaro acceso in bocca. Una nube acre infastidisce i concorrenti , seminando defezioni ad ogni nostro passaggio. Siamo in testa alla gara. Nell’ultimo tratto della corsa, spetta a me fare da carriola. Mi porta B. Stiamo per vincere, ma B. mi spinge troppo, e non riesco a muovermi sufficientemente veloce con le mani. Negli ultimi metri a causa dell`ubriachezza e della fatica, perdo totalmente l`appoggio delle mani, Sbatto la faccia per terra. Sono protetto dalla barba, ma il sigaro accesso ci si accartoccia sopra. Rido in apnea affogato completamente nella folta chioma sintetica. R. e B. sono a terra piegati. Uno di loro scoreggia a ripetizione, per le risate. Accade l`imprevisto. Sono investito da un fumo denso e pungente. Il sigaro andando a finire sotto la barba, le ha appiccato il fuoco. Corro urlando, avvolto in questa fiammata da stuntman. Scappo verso i bagni seguito dai miei due amici e dalle urla di biasimo degli astanti. Usciamo dal retro. Tre individui escono nel gelo della nottata invernale aquilana. Due asciutti, uno fradicio: io. R. e B. mi hanno tenuto la testa cinque minuti sotto l`acqua.