mercoledì 19 agosto 2009

Roma città aperta (in due)


A.R. Un uomo che doveva nascere a tutti i costi ed e` venuto al mondo per noi e per le nostre vite. Cosa potrebbe essere una gioventu` che mai piu` ritorna senza A. R.? In concomitanza con l`uscita di “Eternal Idol” dei Sabbath. arriva la data di Roma al Palaeur. Siamo molto curiosi perche` ci sono tantissime storie su questo album. Dopo la dipartita di Glenn Hughes dal gruppo, le session dell`album hanno visto la partecipazione di Ray Gillen alla voce. Ma le tracce sono state eliminate. Iommi e soci hanno scelto un altro cantante, tale Tony Martin, dotato di un bel timbro forte e d evocativo e l`album sembra aprire una nuova stagione per il gruppo. I biglietti sono in prevendita a Roma, ma pensiamo si possano trovare anche al botteghino, perche` i Black Sabbath sono, al momento, un gruppo storico di medio interesse. Formiamo, immediatamente, il quartetto ideale per un concerto: B. G., M. S., A.R. ed il sottoscritto. A. deve approfittare dell`occasione per andare in segreteria di facolta` alla Sapienza a Roma. Passiamo nel pomeriggio a prenderlo a casa. Manca la benzina, cioe` l`alccol. Di solito A. e` il cambusiere, ma questa volta e` a secco. Si ricorda, improvvisamente, che la nonna , la quale abita al piano di sotto, possiede una bottiglia di Chivas, di antica data, intonsa, di quelle che si regalano per Natale e rimangono nella dispensa. La parte difficile e` appropriarsi della bottiglia, dato che la nonna di A. cerca in tutti i modi di sottrarre dalle grinfie del nipote il prezioso nettare. A. escogita uno dei piani piu` diabolici del perfetto alcoolista: chiama la nonna al telefono, imitando al voce della mamma, invitandola a salire di sopra, indi, mentre la nonna prende l`ascensore poiche` vecchia, lasciando la chiave nella toppa, io e A. scendiamo per le scale al piano di sotto, entriamo velocemente in casa della nonna, raggiungiamo la dispensa e non solo recuperiamo la preziosa bottiglia, ma anche una vecchia confezione natalizia di Amaretto di Saronno, buono come aperitivo per il Whisky. La fuga alla renault 5 di Marco Sette, decreta l`inizio delle libagioni e del viaggio. Iniziamo i primi problemi con la mania italiana del “tenere alla macchina” di M. S. M. ha creato un terribile alloggiamento per l`autoradio costituita da ritagli di formica che danno al mezzo l`aspetto del camion della porchetta. A. si mette davanti e poggia il suo piede sinistro sul mobile fai date di M. M. inizia a grugnire perche` A. per tutto il viaggio cerca di smantellare con il calcagno la mobilia dell`auto. La cosa piu` stupefacente e` pero l`abbigliamneto di A. Nella semioscurita` della serata invernale, il R. porta una paio di occhiali da sole tipo “Men in black”, un cappotto nero lungo ed un paio di mocassini neri con fibbia della prima comunione, dotati di un paio di tacchi rumorosi come gli zoccoli di un cavallo. Arriviamo alla Sapienza in preda al panico di M. La radio ha iniziato a cedere sotto il peso delle pedate di A. e M. continua ad insistere con le cassette dei “Blood Feast” e dei “Voivod”. Le bottiglie del cofanetto sono finite e inizia quella buona del whisky. A. la brandisce con noncuranza all`interno della facolta`, si dirge sicuro nell`oscurita` della sera con i suoi occhiali da sole sul naso. Entriamo negli uffici della segreteria nel terrore generale degli studenti. M. vestito da skinhead, io con la solita giacca condita dalla pezzona degli Slayer, B. con un ciuffo a banana nero che ricorda un Teddy boy ed A. Il nostro futuro avvocato si avvicina all`impiegata della segreteria appoggiando la bottiglia di Chivas sotto il suo naso,parlando con un accento impeccabile. Rischiamo di essere cacciati dalla sicurezza. Ripartiamo per il Palaeur. Decidiamo, una sorta di scorciatoia per il lungotevere, con lo stereo a palla ed un M. rassegnato a portare l`auto dal carrozziere, il giorno dopo. Anche la bottiglia di Chivas termina ed A. compie il gesto totale. Nel traffico del rientro serale, esce dal finestrino in corsa si appende ala macchina e tenta un improbabile lancio della bottiglia nel fiume. La cosa non avviene e la bottiglie coglie in pieno il lunotto anteriore di una fiat Uno parcheggiata , riducendolo in frantumi con un tonfo sordo. Arriviamo al Palaeur ed abbiamo l`amara sorpresa di vedere tutto deserto. Forse ci siamo sbagliati? Sara` il palatenda Pianeta? Rifacciamo tutta Roma al contrario ed arriviamo al Palatenda. Tutto deserto. Solo qualche troia nei paraggi. Possibile che i Black Sabbath siano scomparsi? Torniamo al Palaeur per vedere se ci sia qualche indicazione. Dopo una ennesima traversata di Roma, arriviamo di nuovo al Palaeur. Ci accorgiamo per caso davanti al cancello della presenza di un piccolo foglio sulle inferriate che ci segnala lo spostamento dell`evento al cinema “le ginestre” di Casalpalocco Ostia. Tra le bestemmie generali tentiamo la strada per il mare con la speranza di trovare il benedetto locale. Arriviamo in una zona nella quale gia` si odono le vibrazioni di una musica ad alto volume. Troviamo un galleria tipo centro commerciale nella quale e` ubicato il cinema. Il concerto e` gia` a meta` ed il cinema ha le serrande abbassate. Fuori ci sono decine di persone arrabbiate, con il biglietto in mano. Scopriamo che il concerto e` stato spostato dal Palaeur al cinema perche` le prevendite sono state poche e quindi e` stato sufficente un locale più piccolo per esaudire le richieste. Gli organizzatori hanno fatto male i conti, con chi ha comprato in prevendita a Palermo ed e` arrivato in ritardo ad Ostia. Sono disperati e si rassegnano ad ascoltare il concerto fuori dal locale. Nel borbottio generale, all`improvviso, si ode un urlo di battaglia: “Sfasciamo tutto!”. E` B. ad incitare la folla ,appeso alla serrande del cinema. Tutti gli animi si riscaldano e tutti iniziano a distruggere la serrande per entrare. In pochi minuti la saracinesca è accartocciata come una scatola delle sardine e sfondiamo le vetrate dell`ingresso. Ci aspettiamo da un momento all`altro la carica della polizia. C`e` un solo addetto alla sicurezza, che punta la sua pistola contro la folla. B. alla testa del gruppo dei rivoltosi, lo butta a terra raggiungendo l`interno del cinema. A. tenta di entrare ma viene trattenuto dal poliziotto il quale da terra lo tiene per un lembo del cappotto. Il cappotto cede ,strappandosi in modo irrimediabile, A. entra lo stesso. Dopo un attimo, il pistolero si riprende, iniziando a sparare all`esterno del cinema a scopo intimidatorio verso l`alto. C`e` solo un particolare , siamo in una galleria e le pallottole rimbalzando sul soffitto, ricadendo in tutte le direzioni. Molti sono presi dal panico. Ci buttiamo a terra. Si vede che il poliziotto si sta cagando addosso. Non c`e niente di peggio di uno sbirro che si caga addosso, con una pistola in mano. Riusciamo ad entrare dopo una decina di minuti giusto per vedere gli ultimi due pezzi. Il cinema e` strapieno. I Sabbath non concedono bis e la band lascia il palco tra la rabbia generale. Il cinema “le Ginestre” e` uno di quei cinema degli anni 70 di lusso, con le poltroncine confort di velluto ed il portacenere incorporato. Il cinema lentamente si svuota. Tutti se ne vanno in silenzio. Cerco i miei amici e nell`atmosfera fumosa del locale, riesco ad inquadrare lo scenario di distruzione del cinema. Le poltrone non esitstono, non ci sono piu` lampioncini ne` arredi. Solo una fila di poltrone rimane ancora in piedi, e` la prima, ma ancora per poco: un uomo vi si sta accanendo sopra con veemenza: e` A. R. il quale oltre al danneggiamento del cappotto, ha perso anche un tacco del suo mocassino ed ora si vendica sulle comode poltroncine del cinema. Lo fa con sistematica ed ordinata violenza, nonostante la minaccia di qualche addetto alla sicurezza , il quale viene zittito dal pubblico, che incita A. a continuare nella sua opera demolitoria. Il cinema e` irrecuperabile. E` la punizione giusta per gli organizzatori, i quali, spero stiano ancora pagando le spese ancora oggi. Una sola scena mi rimane impressa nella mente e lo sarà per tutto la vita: un uomo in cappotto e mocassini che con metodica brutalita`, smembra lussuosi sedili.

domenica 2 agosto 2009

Learning to crawl

A sera, durante l'estate, mio padre talvolta, arrivava in spiaggia. Non sapevo nuotare. Mi caricava sulle spalle e iniziava a nuotare. Non avevo paura. Mi appariva enorme, tranquillo, uno di quei grossi capodogli dei racconti di mare, oppure il tonno che salva Pinocchio e Geppetto dalle fauci del pescecane. Oggi sono andato a nuotare "all'acqua alta" con mia figlia maggiore. Ha imparato da qualche giorno. Fa ancora poche bracciate, ma ormai ha vinto la paura del profondo e si tuffa allegra. Quando è stanca mi si attacca al collo ed ora posso capire la sensazione di mio padre quando sentiva il mio corpo di bambino sulle spalle. Molte persone cercano disperate la formula della felicità fino a morire insoddisfatte. A me basta poco.